Cuneo – È stata firmata nei giorni scorsi l’ordinanza regionale che attiva concretamente le misure di depopolamento dei cinghiali, nell’ambito del contrasto alla presenza della pesta suina africana (Psa) sul territorio e per garantire biosicurezza, anzitutto alle aziende suinicole (la Psa non viene trasmessa all’uomo, ma passa dai selvatici ai capi in allevamento, con un’elevata mortalità).
Il provvedimento, in vigore fino a fine giugno, coinvolge nelle misure di contenimento agenti di vigilanza, proprietari o conduttori dei fondi, guardie venatorie e cacciatori, con possibilità di intervento anche in ore notturne.
Le organizzazioni professionali agricole sostengono l’iniziativa e chiedono che si inizi al più presto, per abbattere il maggior numero possibile di cinghiali (almeno 50.000 capi, in Piemonte).
Intanto continuano i riscontri sulla presenza della Psa in Piemonte, nella zona a cavallo con la Liguria: è salito a 66 il numero delle carcasse di cinghiale risultate positive alla Psa, su circa 420 rinvenute e campionate. Di questi casi, 38 sono in Piemonte (in 14 Comuni; tutti nell’alessandrino), da fine dicembre a oggi, tutti all’interno della cosiddetta “zona infetta” (istituita dopo il primo ritrovamento, avvenuto a Ovada).
Quest’ultima comprende 114 Comuni di cui 78 piemontesi, tutti in provincia di Alessandria, e 36 liguri. La Regione ha ampliato l’area di controllo dell’infezione ai Comuni compresi nel raggio di dieci chilometri dalla zona infetta, compresi tre Comuni della provincia di Cuneo (Perletto e Pezzolo Valle Uzzone).