Un’imponente figura di donna dai capelli lunghissimi e un ampio mantello accoglie il lettore sulla copertina dell’ultimo libro di Giovanni Cerutti. Ha lo sguardo che si perde nell’infinito, il volto composto in una dignitosa impassibilità, le mani dalle dita lunghe e scarne sono poggiate sulle ginocchia. La figura, inquietante eppure densa di fascino, sovrasta tutti coloro che le si avvicinano nel cimitero urbano di Cuneo e ora introduce alla visita a questo luogo “parallelo”.
L’autore non si sottrae al senso di spiazzamento che può cogliere il lettore allorché prenda in mano questa guida. Non esita a definire il cimitero “un gioiello da scoprire e accudire gelosamente”. E se al primo verbo provvede il libro, il secondo diventa impegno dell’intera comunità, rappresentata dall’Amministrazione Comunale.
Frutto di lunghe ricerche, concretizzatesi periodicamente in visite guidate nei viali del cimitero urbano, il lavoro di Cerutti prende in considerazione tutta la parte “storica” del grande complesso. Se la tomba più antica, tra l’altro ben restaurata di recente da un’associazione francese, risale al 1807, le cronache ricordano che la prima testimonianza di una tumulazione in Cuneo risale al 1211.
Da quell’anno si arriva presto al Settecento quando si impone per motivi igienici la necessità di adibire a cimitero uno spazio al di fuori delle mura cittadine, decretata con atto ufficiale dal napoleonico Editto di Saint Cloud (1804). In realtà però Cuneo fin dal 1788 aveva messo fine alle inumazioni nelle chiese o nei cimiteri annessi.
L’autore percorre dunque sinteticamente la storia del luogo deputato all’inumazione delle salme, perché lo scopo del libro è guidare a una visita/scoperta in questa “città parallela” per cogliere, con discrezione e pudore, anzitutto le vibrazioni di affetti che sono state scolpite sulle lapidi.
Molto spesso sono frasi che all’attuale nostro modo di comunicare suonano enfatiche, eppure raccontano profondi di legami di famiglia, sentimenti di pietà e amore segnati dal dolore e spesso anche dalla fede professata con limpidezza.
Il libro svuota la morte e la relativa sepoltura di ogni abito romantico e tenebroso. La ricolloca sul piano dell’organizzazione civile e urbana, atto definitivo e per certi versi sentito come perenne di una cittadinanza non anonima. I nomi richiamano famiglie che spesso hanno giocato un ruolo importante nella società cuneese, a cui la smemorata età contemporanea il più delle volte non riconosce un doveroso pensiero.
Anche per questo è un libro che parla all’oggi ricordando le parole di Camillo Fresia che, riferendosi ai defunti, asserisce di “giudicare del grado di civiltà di una popolazione dal rispetto che per essi quella dimostra di avere”.
Cuneo del silenzio
di Giovanni Cerutti, Alberto Franco, Rocco Chinni
Primalpe
16 euro