Scarnafigi – Con la vernice nera avrebbe scritto insulti sulla macchina e sul muro di casa di un suo ex committente, per il quale aveva effettuato lavori di ristrutturazione cinque anni prima. Secondo la parte offesa, costituita in giudizio, gli screzi che si sarebbero verificati tra i due all’epoca di quei lavori, sarebbero all’origine del gesto per cui oggi è imputato al tribunale di Cuneo C. O. per i reati di imbrattamento e danneggiamento. Una mattina di dicembre 2019, uscendo di casa per andare al lavoro, l’uomo si ritrovò la macchina tutta imbrattata di scritte in vernice nera, così come il muro di casa. La macchina venne ripulita mentre il muro di casa è ancora sporco, con un preventivo di circa 5.000 euro per la sistemazione. Al processo sono stati ascoltati sia la moglie sia il figlio della parte offesa i quali hanno riferito che dopo la denuncia ai Carabinieri, ai primi di gennaio 2020, l’uomo ricevette un messaggio e poi una chiamata da un numero sconosciuto. “Mio padre rispose – ha riferito in aula il figlio – e parlò con un signore che diceva di essere l’avvocato del signor C. O. e poi chiedeva quali prove avesse mio padre contro di lui. Io però riconobbi la voce del signor C. O., era lui che parlava”.
La circostanza è stata confermata dallo stesso imputato del reato che si è sottoposto all’interrogatorio, il quale ha detto che dopo essere stato contattato dai Carabinieri che gli avevano riferito della denuncia nei suoi confronti, aveva deciso di chiamare il suo ex committente: “Lo conoscevo da tanti anni, avevo fatto un lavoro di ristrutturazione nella sua casa e lui aveva fatto dei lavori per me; cinque anni prima c’erano stati degli screzi, ma erano passati. Mi presentai al telefono dicendo che ero l’avvocato, ma l’ho fatto per scherzare, mentre l’altro ha subito detto che non parlava con nessuno e ha riattaccato”.
Al giudice l’uomo ha anche confermato di aver guidato per Scarnafigi di sera nel periodo di dicembre di quell’anno, ma lo avrebbe fatto perché stava seguendo la fidanzata che temeva lo tradisse. “Gli screzi risalivano al 2015 – ha raccontato ancora in aula l’imputato -, quando lavoravo nel cantiere di casa sua. A pranzo stavo scaldando il cibo sul fornelletto vicino a un muro e il vapore aveva inumidito la parete; lui mi accusò di aver orinato sull’intonaco appena fatto, ma non era vero”.
Il processo è stato rinviato all’11 maggio con una richiesta di perizia calligrafica avanzata dalla parte civile (immagine generica).