Cuneo – Si è concluso con la condanna per appropriazione indebita il processo a carico di C.M. che nel 2016 acquistò da una coppia di cuneesi un macchinario per il recupero dei metalli preziosi da componenti elettroniche di telefono e computer, senza mai pagarlo e facendolo letteralmente sparire. I fatti risalgono al giugno del 2016, quando la coppia aveva aperto un’attività per il recupero dei metalli preziosi acquistando un impianto di incenerimento. Le pratiche di autorizzazione da parte dell’Arpa erano però costose e molto lunghe e i coniugi decisero di rinunciare all’iniziativa, mettendo in vendita l’impianto. C.M. si mostrò interessato all’acquisto e più volte venne a Cuneo per visionare il macchinario insieme al suo socio. “A giugno decise di acquistarlo – aveva riferito in aula la vittima costituita in giudizio -, stabilimmo il prezzo superiore ai 200mila euro e il piano di rateizzazione. Lui preparò una bolla d’accompagnamento con la dicitura ‘deposito gratuito’ dicendo che per la sua ditta sarebbe stata più comoda questa dicitura e mi lasciai convincere”. Trascorsi alcuni mesi senza che arrivassero i pagamenti delle rate, la coppia si mise in contatto con C.M. che negò di aver acquistato il macchinario, ma di averlo solo tenuto in deposito e che anzi avrebbero loro due dovuto versargli 20mila euro. “Mi recai ad Alessandria all’indirizzo indicato sulla bolla d’accompagnamento ma quello era l’indirizzo del Municipio e a tutt’oggi non sappiamo che fine abbia fatto il nostro macchinario” ha raccontato ancora la vittima. L’imputato dal canto suo ha raccontato di essere lui la vittima della truffa e che del macchinario si era occupato il suo socio che forse lo aveva fatto demolire perché era un impianto obsoleto. A conclusione dell’istruttoria l’accusa, ritenuta dimostrata l’appropriazione indebita da parte dell’imputato che si era impossessato dell’impianto senza pagarlo e di fatto facendolo sparire, ne ha chiesto la condanna ad 1 anno e 800 euro di multa, richiesta a cui si è associata la parte civile con l’avvocato Paolo Dotta che ha chiesto un risarcimento con provvisionale di 100mila euro, mentre la difesa contestando l’accusa ha chiesto l’assoluzione per l’imputato. Accogliendo la richiesta dell’accusa il giudice e ha condannato l’imputato ad 1 anno e 6 mesi di reclusione senza sospensione della pena visti i precedenti dell’uomo e al pagamento di una provvisionale risarcitoria di 300mila euro per le vittime costituite in giudizio.