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Domenica 22 dicembre 2024

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Operaio schiacciato da un carrello, fornitori assolti da accuse

L'incidente mortale si era verificato nel giugno 2017 in un'azienda di Scarnafigi, era deceduto un 19enne

La Guida - Operaio schiacciato da un carrello, fornitori assolti da accuse

Scarnafigi – Si è concluso al tribunale di Cuneo il processo che doveva far luce sulle responsabilità per la morte di Michael Giordano, il 19enne operaio della ditta Nasto di Scarnafigi, che il 15 giugno 2017 perse la vita schiacciato dal carrello elevatore che stava utilizzando per spostare i rami tagliati della siepe di recinzione dell’azienda per la quale lavorava da pochi mesi. L’accusa aveva chiamato a rispondere della morte del giovane operaio il datore di lavoro, che ha scelto di patteggiare la pena e ha risarcito i familiari della vittima, e i due coniugi B. G. D. e C. L. M., proprietari della ditta che aveva stipulato con la Nasto un contratto per visionare il carrello in vista di un possibile acquisto: secondo l’accusa avrebbero dovuto inserire nel contratto i nominativi degli operai che avrebbero usato il carrello e verificarne l’abilitazione.
Michael Giordano non aveva l’abilitazione all’uso del carrello eppure quella mattina aveva fatto molti viaggi col muletto per spostare i rami della recinzione verso la zona da cui sarebbero poi stati caricati per il trasporto all’area ecologica. Durante una curva verso destra il muletto si capovolse sulla sinistra schiacciandolo. Esaminate le prove e ascoltati tutti i testimoni, all’ultima udienza il pubblico ministero ha ricostruito i passaggi del processo ritenendo provato il nesso causale tra la stipula di quel contratto e la morte dell’operaio; nella ditta Nasto infatti nessun operaio era abilitato all’uso del carrello e se la ditta noleggiatrice avesse fatto questo controllo non ci sarebbe stata alcuna concessione in uso o noleggio del carrello e l’incidente non si sarebbe verificato. La colpa dei due proprietari della ditta era stata quindi di non aver chiesto l’elenco degli operai abilitati.
Dal momento che la signora C. L. M. non si occupava dei contratti, l’accusa ne ha chiesto l’assoluzione mentre ha chiesto la condanna per B. G. D. a nove mesi di reclusione. La difesa ha invece ribattuto che il contratto fra le due parti era di concessione in visione per consentire alla ditta Nasto di vedere la funzionalità del carrello, ma non di usarlo e per questo ha chiesto l’assoluzione per i suoi due assistiti. Una conclusione accolta dal giudice che ha assolto i due coniugi per insussistenza del fatto (immagine generica).

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