Marienzo Ferrero è pittore, scultore, scenografo nato a Bene Vagienna ma che opera e lavora a Torino da molti anni. Ha insegnato Discipline plastiche e pittoriche al Liceo Artistico di Torino. È stato anche scenografo del film “Anni duri” di Baldi, che ha partecipato alla XX Mostra Internazionale dei film d’autore a Sanremo, oltre che scenografo e costumista per “Un’emozione in più” di Longo (Premio “Nuevos realizadores” per la regia al Festival Internazionale di San Sebastiàn – Spagna – e alla Biennale Cinema di Venezia). A partire dal 1969, ha esposto in numerose mostre personali e collettive, in particolare a Torino, Savigliano, Cuneo, Bene Vagienna, Moncalieri, Pistoia, Volterra, Cannobio, Racconigi, Mazara del Vallo e all’estero, specialmente in Francia (ad Antibes), in Svizzera (ad Ascona) e in Ungheria (a Nagykranisza). Ha diverse opere in permanenza in biblioteche e collezioni pubbliche italiane (a Moncalieri, Torino, Cuneo, Carloforte e Mazara del Vallo) e straniere (a Bodden, sul Mar Baltico, in Germania). Si può considerare come un curioso sperimentatore che, operando anche con i linguaggi del design e della fotografia, combina forme e colori primari, luce artificiale e fosforescenza, che aggiungono alle superfici ora ruvide ora levigate un’attraente qualità materica, suggerendo incrostazioni, ossidazioni, incisioni e giungendo di recente all’ideazione di sculture ambientali a configurazione geometrica anche di notevoli dimensioni.
“Sperimentatore curioso e attento sia alle combinazioni cromatiche primarie sia all’uso della luce artificiale e della fosforescenza – scrive Tea Taramino – Marienzo Ferrero indaga su tutto ciò che ha a che fare con la luce, diretta e indiretta, un’esplorazione che va dalle semplici superfici, specchianti e riflettenti, dei metalli alle luci dei neon. La luce, un elemento mobile che assume aspetti sempre diversi a chi ne indaga la natura. La luce, energia elettromagnetica, entità impalpabile e dinamica, è stata per molto tempo considerata in contrapposizione alla materia, con la quale invece pare formi un tutto unico. L’artista aggiunge così alle superfici qualità materiche e segniche, incrostando, ossidando, spazzolando, incidendo o levigando. L’artista foggia forme solide e nitide, la cui geometria scaturisce da una personale interpretazione della natura e dello spazio. La più recente produzione si sviluppa in realizzazioni plastico ambientali, anche di rilevante dimensione, con incursioni nel design e l’utilizzo del mezzo fotografico”.
Per lui l’atelier è luogo di contaminazioni, di colori, di forme, dove si incrociano geometrie e luci, volumi e materia, che origina incontri e scontri, affinità e divergenze, comunque sempre costruttive.
Alcune opere di Marienzo Ferrero saranno visibili da sabato 5 marzo a Palazzo Samone in via Amedeo Rossi 4 nella mostra che apte l’anno della rassegna grandArte 2022 – HELP – humanity, ecology, liberty, politics dal titolo Caleidoscopio a cura di Monica Rolfini a fianco di opere di Laura Ambrosi, Ennio Bertrand, Luigi Farina, Massimo Ghiotti, Margherita Levo Rosemberg, Rudi Punzo, Ornella Rovera, Marina Sasso e Alma Zoppegni.