Cuneo – Due anni di pandemia, due anni che hanno cambiato il mondo intero e la vita di ciascuno, stravolgendo ritmi e abitudini a ogni latitudine. Il 30 gennaio 2020 all’ospedale Spallanzani di Roma venne confermata la positività dei primi soggetti in Italia colpiti da infezione Sars-Cov-2 (due turisti cinesi nella capitale), quella che tutti abbiamo imparato a chiamare Covid, con il suo coronavirus, “isolato” per la prima volta proprio da ricercatrici dell’ospedale romano.
Da allora anche l’Italia ha dovuto fare i conti con questa “presenza” invisibile e indesiderata, iniziando il percorso al buio verso la convivenza con il virus, tra sgomento e paura, incapacità di decifrare gli accadimenti in corso e difficoltà di programmare interventi. Una situazione che ha messo sotto stress in modi impensabili il sistema sanitario nazionale e la rete ospedaliera e medica su tutti i territori, che ha costretto le istituzioni a imporre norme e disposizioni mai concepite prima, che ha richiesto a ognuno un cambio radicale della vita personale e sociale, compresi i periodi di “lockdown” e di limitazioni legate ai “colori” delle diverse regioni, dalle nuove abitudini di igienizzazione e distanziamento fino a quelle di mascherina e “green pass”.
In due anni, tra i numeri del Covid nel nostro Paese ci sono 10,8 milioni di casi di contagio e 146.000 decessi di persone risultate positive al Covid; ad oggi, inoltre, si registrano 48 milioni di vaccinati. Per la provincia di Cuneo i dati di fine gennaio 2022 riferiscono di 1.553 decessi di persone risultate positive al Covid, poco meno di 120.000 casi di contagio accertati da test (una persona su cinque, in Granda, con una popolazione di circa 580.000 abitanti) e quasi 100.000 guarigioni documentate. Una lotta che continua, senza dimenticare quanto fossero diverse le nostre vite fino a due anni fa e anzi per riappropriarcene sempre più. E per continuare ad affrontare uno spartiacque della storia, senza rassegnarci a viverlo come un muro invalicabile sulla strada verso il futuro.