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Venerdì 22 novembre 2024

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Tele bianche di neve e suggestioni dell’inverno nelle opere d’arte

Con un piccolo prezioso libretto Chiara Gatti rende giustizia all’inverno, almeno sul piano artistico

La Guida - Tele bianche di neve e suggestioni dell’inverno nelle opere d’arte

Con un piccolo prezioso libretto Chiara Gatti rende giustizia all’inverno, almeno sul piano artistico. È stagione un po’ dimenticata, perché di carattere è silenziosa, appartata. Non si impone con la luce dell’estate, né si ammanta di immediata simbologia connessa all’umana esistenza come primavera e autunno. Così l’autrice coglie la sfida di “riscrivere la storia dell’arte secondo la meteorologia”. Punto di vista curioso, ma ricco di suggestione e prodigo di riscoperte guidate dalla lettura di alcune opere.
Seguendo un ordine cronologico il breve saggio mette in parallelo la rappresentazione dell’inverno con l’evolversi dalla sensibilità artistica e culturale. Ci si muove anzitutto nel Medioevo che pare tenersi lontano dalla stagione fredda, forse perché evocatrice di una condizione economica troppo esposta ai capricci del tempo. Nel solco della tradizione dei calendari illustrati forzatamente si incappa nei rigori invernali. Il tempo è allora sospeso, la natura silenziosa, il focolare accogliente. L’intimità della casa tutta espressa dal calore del fuoco fa da contraltare al freddo del paesaggio.
La “piccola era glaciale” del Nord Europa consente all’inverno di entrare nell’arte in modo più significativo. Brueghel allarga lo sguardo su un intero paesaggio innevato con tanto di lago ghiacciato su cui si muovono i pattinatori, mentre sua figlio ambienta in un paesaggio nevoso come sempre brulicante di persone la sua Adorazione dei Magi. Poi nel Settecento il rigore invernale, il ghiaccio, le montagne diventano spazi con cui misurarsi e con lo spirito romantico “luogo di un sentire intenso”, un confronto con la natura.
L’autrice sottolinea anche la sfida tecnica del colore. Il bianco abbagliante della neve invade i quadri, scompagina gli equilibri cromatici. È così che Monet si vede rifiutato la sua “Gazza” al Salone parigino del 1869. È proprio con l’impressionismo che la neve riscatta se stessa. Si affranca dal peso del simbolismo e si propone come “neve per la neve”, un realismo che provoca una lettura emozionale della realtà stessa.
Neve bianca, neve colorata di Kandinskij, neve “triste” di Courbet. Presenza che sulla tela fa percepire il silenzio e un’assenza, che nasconde il mistero di Munch o avvolge di opalescente bellezza un paesaggio fino a dileguarne le forme.

 

Nevicate d’arte
di Chiara Gatti
Interlinea
12 euro

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