Borgo San Dalmazzo – C’è una prima lista che scende ufficialmente in campo in vista delle elezioni comunali di Borgo (in programma nel 2022, non si sa ancora se in primavera o in autunno).
È quella della “Torre”, già presente sulla scena politico-amministrativa di Borgo fino ai primi anni del Duemila. Il referente è Claudio Bramardi, ingegnere, già vicesindaco e poi, più recentemente, presidente dell’Ente Fiera Fredda. Con lui, si legge in una nota, “gran parte degli amministratori del tempo e alcuni simpatizzanti”. E la figura di maggiore spicco è sicuramente quella di Marco Borgogno, già sindaco per quattro mandati tra il 1982 e il 2002, pronto a un clamoroso rientro sulla scena.
Sarà lui il candidato sindaco della “Torre”? “Di pressioni ne ho ricevute – risponde l’interessato – ma devo ponderare e decidere. Quello che vogliamo è dare alla città un governo all’altezza, serve un colpo di reni. La lista a cui stiamo lavorando vuole essere assolutamente civica: c’è il centro-destra ma è coinvolta anche parte della sinistra, alcuni degli amministratori che erano con me hanno già dato la loro disponibilità. Da vecchio liberale penso a una lista senza i partiti, che vogliano mettere il loro cappello. Siamo pronti a competere e io sono a disposizione”.
Al momento a Borgogno – si legge nel comunicato – è stato affidato l’incarico di “predisporre un programma adeguato alle nuove esigenze, e di valutare se esistano le possibilità per creare una compagine civica e capace, che condivida le linee programmatiche e si proponga ai cittadini per partecipare alla prossima competizione elettorale, con il chiaro intendimento di creare un’amministrazione dinamica che guardi al futuro con passione e concretezza”.
Qualche idea? “Per la caserma Mario Fiore – anticipa Borgogno – ho sempre pensato a un grande parco verde, senza nulla di cementizio. Per l’area Italcementi ci sono grosse remore, perché è difficile individuare il soggetto con cui interloquire”.
Nel comunicato si parla anche di restituire a Borgo il ruolo di “centro di raccordo delle vallate”; di coinvolgimento dei territori collinari e montani sia sul piano turistico che su quello ambientale, culturale e gastronomico; di salvaguardia della natura; di sfruttamento di risorse ecologiche alternative; di riconversione di aree dismesse; di ripresa di un centro storico ormai diventato periferia.
“L’ intendimento – conclude la nota – è quello di coinvolgere un elettorato sfiduciato e per lo più estraneo alle sorti della comunità, che dovrà, invece, farsi parte attiva e partecipare ai destini della città”.