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Domenica 17 novembre 2024

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Processo Tenda bis, tutti condannati i cinque imputati

Si chiude il processo di primo grado per i reati di furto di materiale ferroso, detenzione illegale di materiale esplosivo e illeciti nello smaltimento di rifiuti

La Guida - Processo Tenda bis, tutti condannati i cinque imputati

Limone – Sono stati tutti condannati i cinque imputati del processo del Tenda bis. Il giudice Sandro Cavallo ha condannato il direttore A.F., il capo cantiere A.P e i due operai L.M e N.D.R. alla pena di 4 anni e 1.000 euro di multa per il reato di furto, mentre per lo stesso capo d’imputazione il capo cantiere G.A. è stato condannato a 3 anni e 2 mesi e 600 euro di multa. In merito alla violazione delle norme di conservazione dell’esplosivo, il giudice ha condannato A.F., G.P. e L.M. a un mese e 15 giorni e per la violazione delle norme in materia ambientale ha condannato il direttore tecnico a 3 mesi di arresto. Per tutti gli imputati anche la sanzione della interdizione dai pubblici uffici per 5 anni.
Al Comune di Limone Piemonte, costituito parte civile in giudizio, è stato riconosciuto un risarcimento da stabilire in giudizio civile con provvisionale esecutiva di 100.000 euro, mentre è stata rigettata la richiesta di risarcimento dell’Anas.
Si chiude così il processo di primo grado del troncone cuneese del processo del Tenda bis, da quando i reati di falso ideologico e frode sono stati invece trasferiti per competenza al tribunale di Torino e che inizierà alla fine di gennaio. Al tribunale di Cuneo erano rimasti i reati di furto di materiale ferroso, detenzione illegale di materiale esplosivo e illeciti nello smaltimento di rifiuti. Contenute le condanne del giudice rispetto alle richieste del pubblico ministero, che aveva chiesto la condanna a 7 anni per il direttore dei lavori, 6 anni e 10 mesi per il capo cantiere A.P., 5 anni e 6 mesi per l’operaio L.M., 4 anni e 6 mesi per l’altro capo cantiere G.A. e 5 anni per l’operaio N.D.R..
Con questa sentenza il giudice ha riconosciuto provato l’impianto accusatorio del procuratore della Repubblica Onelio Dodero, che nella sua conclusione aveva definito l’intera vicenda non un semplice processo per furto, ma “un malaffare nella realizzazione di un’opera che appartiene a tutti, che tutti noi avremmo dovuto usare”.
Nel corso delle indagini condotte era emerso un ammanco di 212.000 tonnellate di materiali ferrosi, le centine usate per la costruzione della galleria, rivendute con un guadagno calcolato di 23.000 euro, relativo ai soli carichi che gli inquirenti nel corso delle indagini del 2017 avevano potuto tracciare, ma che si supponeva potesse essere superiore ai 100.000 euro.

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