Raccontare e raccontarsi fanno un tutt’uno nell’ultimo libro di Renato Lombardo dedicato al recupero della memoria della Valle Grana attraverso i ricordi di persone che hanno vissuto in queste borgate ora silenziose. È un legame così stretto, fin quasi a una possibile sovrapposizione, che è difficile definire la figura dell’autore. Lo è chi ricorda e mette in comune le proprie esperienze di tempi passati o chi a questi ricordi dà forma scritta, editabile?
La professione di medico aiuta Lombardo nell’avvicinare le persone anziane. È sempre un incontro ad aprire la via per dar vita a queste memorie. Stabilire un dialogo è la chiave per entrare in sintonia e magari essere privilegiato spettatore di riti e preghiere di Marì, la “mezinòouro”, la guaritrice.
In questi racconti si stabilisce uno stretto legame tra uomo e territorio, luoghi spesso lontani dalla bellezza e dalla felicità, ma vissuti senza avversione o rimpianti. C’è la consapevolezza di una vita dura, eppure non sfugge mai alcun rinnegamento verso questi luoghi, sentiti come parte di sé.
Spesso è un mondo che si muove sul confine incerto del soprannaturale, del mistero. Sarvanot e streghe sono pronti a trarre in inganno gli umani, a far sperimentare un’alterità di cui avere timore, ma anche con cui intraprendere una sfida per resistere ai loro malefici.
Non è però solo il fantastico a segnare questi ricordi. La realtà irrompe prepotente con volti diversi. In Ninot “bambina che ha attraversato le montagne a piedi scalzi” si incarna il tema dell’emigrazione come l’episodio della falciatura rimanda a relazioni talora non limpide nelle comunità.
La condizione della donna, i cui “destini si compivano nell’ombra”, si legge tra le righe degli avvenimenti. Prima figlia, poi fidanzata, moglie e madre appare, più degli uomini, custode della tradizione, non solo perché è caratterialmente più disponibile a ricordare. Se, con spirito “moderno”, si vogliono rintracciare accenni di carattere emotivo e sentimentale, è inutile sperare di incontrare una storia minimamente edulcorata. Sono sempre sobri, a loro modo riservati quando si sfiora il personale. Allora bisogna cogliere sfumature di affetto negli sguardi timidi dell’inizio di una relazione, nello slancio con cui una moglie riconosce il marito reduce dagli occhi nel volto “desfruzumià” .
La guerra segna a modo suo questi ricordi. Sono memorie di assenze oppure diari solcati dalla nostalgia. La Storia si distende accanto alle storie che di nuovo rimandano al territorio, alla montagna, alle borgate, a relazioni sospese per un tempo impreciso pronte però a ritessersi. E queste stesse storie diventano fondanti la comunità perché fanno rivivere la memoria di persone consegnandole “dal mai più alla breve eternità” di uno scritto.
Aco Noste, Appartenenze vol.II
di Renato Lombardo
La Cevitou
20 euro