A sette secoli dalla morte di Dante, Aldo Cazzullo prosegue il viaggio sulle orme del “poeta che inventò l’Italia”, con tanti riferimenti letterari, storici e cronachistici anche nella seconda puntata del romanzo della Divina Commedia: quella sul Purgatorio. Se l’oltretomba è il regno dei più, questo sembra esserlo un po’ di più, per la sua natura di spazio dell’attesa, di luogo del “quasi”. L’intuizione della felicità è essa stessa felicità? Forse, tra nostalgia e consolazione, tra un viaggio che non è verso la morte (come sulla terra) ma verso la salvezza, la vita eterna. Una sorta di terra di frontiera tra l’uomo e Dio, con tutto il fascino che anima una città di confine.
“Siamo tutti d’accordo: i nostri nemici finiranno all’Inferno, le nostre mamme sono, o andranno – il più tardi possibile – in Paradiso, ma a noi un po’ di Purgatorio non ce lo leva nessuno”, scrive Cazzullo nel suo incipit, per poi avventurarsi nella “selva” di significati che la seconda cantica sa regalarci da sempre e per sempre, grazie alla poesia di Dante. Che forse proiettava anche se stesso in quell’aldilà, dato che il Purgatorio è il luogo degli artisti (il musico Casella, il poeta Guinizzelli, il miniaturista Oderisi che cita l’amico di Dante, Giotto). E anche di tante donne, dall’invidiosa Sapìa alla dolente Pia. Una prende il posto di un uomo, la sua guida: Dante perde Virgilio ma ritrova Beatrice, più bella di quanto lui potesse ricordare. Con l’augurio che avvenga così anche per la nostra vita, dopo la pandemia.
Il posto degli uomini
di Aldo Cazzullo
Mondadori
18 euro