Cuneo – La segreteria della Fimmg (Federazione italiana dei medici di medicina generale) di Cuneo torna a lanciare l’allarme per la situazione della medicina territoriale di fronte alla quarta ondata del Covid-19 con un comunicato stampa.
“La quarta ondata è diversa dalle precedenti per quanto riguarda aspetti clinici e ricoveri ospedalieri (fortunatamente limitati grazie ai vaccini) ma, in assenza di misure restrittive generali, ormai di portata superiore per numero di contagi – scrivono i medici della Fimmg Cuneo – L’aspetto che riteniamo più grave è il perdurare, a ormai due anni dall’inizio della pandemia, delle consuete difficoltà organizzative e gestionali da parte delle strutture deputate al governo del territorio.
Da giorni risulta ormai praticamente impossibile, per i Medici di Famiglia ed i medici di Continuità Assistenziale (ex guardia medica), riuscire a prenotare, presso gli hub ospedalieri o delle Asl, un tampone molecolare o antigenico (rapido) per i pazienti che presentano sintomi o che ne necessitano per motivi burocratici (lavorativi, di salute pubblica, di fine quarantena etc).
Ci troviamo di fronte ad una vera e propria “battaglia dei tamponi” con medici che non riescono nemmeno a prenotare, per saturazione dei posti, i propri pazienti anche sintomatici. E intanto il virus (variante Omicron o no) si diffonde con velocità mai vista, ridimensionato (speriamo) nella sua ricaduta clinica ma di certo quanto mai prorompente nei suoi risvolti amministrativi e burocratici. I SISP (servizi di igiene e sanità pubblica) sono infatti saturi e tracciano molto a rilento, con ritardi anche di sette giorni prima di contattare i pazienti positivi che noi medici abbiamo individuati e isolati al domicilio. Analogamente anche le farmacie accreditate, presso cui i cittadini possono rivolgersi per l’effettuazione dei tamponi antigenici rapidi, risultano oberate di richieste, con file chilometriche al di fuori delle farmacie stesse e spazi dedicati sempre completamente saturati”.
“Tra quarantene, isolamenti e prenotazioni varie – proseguono – la Medicina Generale nel suo insieme continua a lottare, sostanzialmente da sola sul territorio, risultando, insieme ai Pronto Soccorso (DEA) il principale front office del SSN accessibile ai cittadini. Deve continuare a rispondere ai bisogni di salute su più fronti, a partire dalla doppia campagna vaccinale in corso (Covid e influenza stagionale) per proseguire con la gestione ambulatoriale e domiciliare delle patologie acute e croniche, all’assistenza nelle RSA e a domicilio: tutte attività non certo di minore portata nell’attività medica quotidiana e che la pandemia non ha certo ridotto. In tutto questo turbillon di attività e impegni (tutti di alta responsabilità professionale) iniziano a mancare le energie quindi le possibilità per reggere ritmi inumani che portano a ricevere anche 100 telefonate al giorno (SMS, Whatsapp, mail, ecc.), a lavorare oltre 12 ore tutti i giorni, spesso festivi compresi, e con la necessità di fare quotidianamente i conti con le carenze organizzative pregresse, francamente inaccettabili a due anni dall’inizio della pandemia, nel pieno della quarta ondata. Con gli ambulatori ospedalieri che stanno nuovamente chiudendo, lasciandoci senza possibilità di consulenze specialistiche ed accertamenti diagnostici esclusi quelli urgenti. Con la carenza (inutilmente preannunciata da anni) dei Medici che possano garantire, non soltanto il normale ricambio generazionale, ma persino le sostituzioni per ferie o per malattia dei Medici di Famiglia e di Continuità Assistenziale. Con i SISP (per le gravi carenze di personale e di strutture) inaccessibili agli utenti e (persino) a noi operatori e impotenti a fare un serio tracciamento dei casi.
Questa sensazione di isolamento e di inefficienza rende ogni giorno più difficile alla Medicina Generale lo svolgimento di una attività clinica ed assistenziale, inevitabilmente demotiva noi operatori, che pure ci sforziamo di fornire risposte, anche con iniziative organizzative locali, e soprattutto rischia di peggiorare la qualità e l’efficienza dell’assistenza alla popolazione.
E intanto non manca, sui mass media, chi non trova di meglio che additarci come la causa di tutti i problemi dell’assistenza sanitaria territoriale: francamente e sinceramente diciamo BASTA a chi approfitta della pandemia per progettare una “nuova sanità territoriale” con nuovi padroni e con medici sempre più sudditi”.