Boves – Ha tagliato il traguardo dei 98 anni lo scorso 21 dicembre. Natale Macario (Natalino), l’ultimo partigiano bovesano superstite, è stato festeggiato dai familiari e dagli amici, in particolar modo dai soci dell’Anpi della cui sezione bovesana è il presidente. Proprio nel giorno del compleanno, a Natalino è stata consegnata la tessera di socio valida per il 2022.
Ma gli auguri a Macario sono arrivati da tutta la popolazione, molto affezionata a quest’uomo, esempio di coraggio, determinazione, amore e testimone di pace.
Classe 1923, Natalino venne chiamato alle armi nel gennaio del 1943. Il susseguirsi degli eventi lo portò a prendere la strada della Bisalta. Quei mesi segnarono la vita e la storia del paese.
Gli eccidi del 19 settembre e del 31 dicembre – 3 gennaio 1944 vissuti in prima persona in equilibrio fra la vita e la morte. Poi, la fuga in Val Corsaglia, l’incontro con il comandante Ignazio Vian e l’avventuroso viaggio verso la Valle Ellero. Da qui, sarebbe tornato a Boves luogo dove venne catturato dai tedeschi il 15 agosto 1944. Seguirono il trasferimento al comando di Cuneo, gli interrogatori fatti di calci, pugni e violenze, il trasferimento a Torino e la partenza per il lager. Natalino fu destinato a Vienna. Assegnato ad una fabbrica, seguì un corso di specializzazione per aiutante meccanico prima di essere destinato a una fonderia di Donaviz, a duecento chilometri da Vienna. Scampato per l’ennesima volta alla morte dopo un bombardamento, fu destinato all’opera di fortificazione al fronte “Front Arbait” (destinazione Slovenia – Croazia).
Nella primavera del 1945 il ritorno in Italia. Il ribaltamento della storia portò i giovani rientrati dal conflitto ad impegnarsi alacremente per ricostruire un Paese distrutto fisicamente e moralmente. Una ricostruzione passata attraverso il Referendum con il quale l’Italia scelse la Repubblica (1946) e con l’approvazione della Costituzione che, ironia della sorte, avvenne il 22 dicembre 1947. Quasi un regalo di compleanno per il giovane Natalino nel frattempo già pronto a rimboccarsi le maniche, lavorando da palchettista fino al meritato traguardo della pensione. Una vita, quella post bellica, vissuta accanto a Rosa (scomparsa nell’ottobre 2020), con cui si sposò il 5 giugno 1950.
A distanza di tanti anni, la lucida testimonianza di Natalino, confluita anche in un diario, è esempio e monito per le generazioni future. Tante le onorificenze e le richieste di raccontare ai ragazzi la sua storia di partigiano e, soprattutto, uomo di pace. Una testimonianza che rappresenta per i giovani un invito a comprendere il valore della pace e della libertà; “quella libertà che – scrive Macario – ci fu tolta e negata negli anni che avrebbero dovuto essere i più belli della nostra vita”.