Torino – L’adozione di nuove misure a supporto delle Rsa piemontesi, volte ad affrontare vecchie e nuove criticità del comparto, amplificate, quando non innescate dall’emergenza sanitaria, è stata annunciata dalla Regione a seguito dell’ennesimo tavolo di confronto con i principali attori della filiera svoltosi nella giornata di martedì 21 dicembre.
Tra gli esiti più auspicati dei nuovi provvedimenti dovrebbe esserci una maggior presenza di personale infermieristico e socio sanitario all’interno delle strutture, fermo restando che la carenza di queste figure, ormai di vecchia data, è strutturale su tutto il territorio nazionale e non sarà facilmente risolvibile.
Per aggirare l’ostacolo la Regione intenderebbe adottare linee guida che consentirebbero agli oss di coadiuvare gli infermieri nella somministrazione dei farmaci agli ospiti delle residenze. Ampliamento delle mansioni, quest’ultimo, che in passato aveva suscitato perplessità negli Ordini professionali degli infermieri.
Inoltre, un nuovo sistema di convenzioni dovrebbe consentire agli infermieri dipendenti delle Aziende sanitarie di effettuare, su base volontaria, turni aggiuntivi al di fuori dell’orario di lavoro anche nelle Rsa non in libera professione. Dovrebbe, poi, essere prorogata la delibera regionale n. 6/2020 sul mantenimento nelle strutture degli infermieri assunti dalle Asl.
Per rimpinguare le schiere di professionisti a disposizione, nei primi mesi del 2022 si dovrebbe intervenire anche sul fronte della formazione degli oss e dei corsi a compartecipazione, ai quali si potrà accedere secondo precisi requisiti. Si intenderebbe, inoltre, istituire corsi per operatori socio-sanitari specializzati di supporto all’assistenza infermieristica e migliorare le attuali forme di assistenza domiciliare.
Avviato, infine, un monitoraggio mensile delle convenzioni, in modo da garantire l’omogeneità e l’utilizzo delle risorse previste per ogni singola Asl, mentre dovrebbe essere rivista la delibera n. 45/2012 sull’assistenza socio-sanitaria alle persone anziane non autosufficienti per arrivare, tra l’altro, ad una riduzione delle fasce di assistenza infermieristica.