Cuneo – Dopo avergli rubato il cellulare sfondando il finestrino della sua auto parcheggiata alle Basse di Stura, gli aveva chiesto anche un riscatto per riaverlo. Vittima dell’estorsione un professionista cuneese che si trovava a lavorare presso il ponte Vassallo nell’agosto del 2020; autore del furto e dell’estorsione A.D., somalo 28enne recentemente condannato dal tribunale di Cuneo a 8 anni di carcere per la rapina di un cellulare ad un ragazzo di Borgo San Dalmazzo. Insieme a lui è stato rinviato a giudizio con l’accusa di complicità in estorsione aggravata anche un giovane ghanese, F.A. di 27 anni, che proprio su richiesta dell’autore del furto si era prestato a partecipare alla restituzione del maltolto.
Nell’agosto del 2020 era stato da poco sgomberato il Movicentro e molti ragazzi senza fissa dimora si erano trasferiti nella zona delle Basse di Stura; per questo motivo il proprietario del cellulare, una volta accortosi del furto, aveva chiesto ad un gruppetto che si aggirava lì vicino, se fossero in grado di fargli riavere il telefono. Tra quei ragazzi c’era anche A.D., il quale si propose di restituirglielo al prezzo di 200 euro. Il derubato si era però recato anche alla Polizia a denunciare il fatto e quando il giorno stabilito per il pagamento del riscatto e della restituzione del cellulare si presentò all’appuntamento, c’erano anche gli agenti della Questura che arrestarono sia A.D. che A.F., il quale, come ricostruito dal Pubblico Ministero, “era comunque colpevole del reato di complicità in estorsione perché, pur non avendo partecipato al furto, era ben consapevole che per la restituzione del cellulare erano stati chiesti dei soldi”.
AD., che nonostante si fosse coperto il volto con una maglietta, era stato ben inquadrato dalle videocamere di sorveglianza mentre commetteva il furto, ha patteggiato la propria pena, mentre F.A. ha scelto il giudizio ordinario al termine del quale l’accusa ha chiesto per lui la condanna a 3 anni e 4 mesi di reclusione.
Una complicità contestata dalla difesa che ha ribadito che il giovane sapeva solo che doveva riconsegnare un cellulare in cambio di 20 euro che doveva dargli A.D. e per cui ha chiesto l’assoluzione dell’imputato. Il collegio dei giudici ha, però, ritenuto provata la ricostruzione dell’accusa e ha condannato il giovane a 2 anni e 3 mesi di reclusione e alla multa di 500 euro.