Borgo San Dalmazzo – Il Carabiniere fuori servizio che passava dai giardinetti di Largo Argentera in un pomeriggio di fine agosto 2018 aveva notato quel signore anziano in pantaloncini, canottiera e marsupio che parlava con una bambina: “Inizialmente ho pensato fosse il nonno, ma poi il suo atteggiamento mi ha insospettito. Le aveva passato un dito sul fianco dicendole che era ‘una bambina un po’ birichina’. Allertai quindi i miei colleghi”. I controlli della pattuglia confermarono i sospetti del Carabiniere in borghese: “Lo sentii dire alla bambina che se fosse tornata le avrebbe offerto un gelato”, ha riferito in aula un collega che era intervenuto sul posto. Con l’accusa di adescamento di minore è stato processato e condannato dal tribunale di Cuneo S. F., 80enne di origine ligure e residente a Milano ma periodicamente in visita nel cuneese per motivi familiari. Il racconto dei Carabinieri è stato confermato, a distanza di tre anni, dalla bambina ascoltata in udienza protetta al Tribunale di Cuneo e dalla madre: “Mia figlia si era allontanata quando lui le ha toccato il fianco e aveva visto che quell’uomo aveva un coltello. Quando mi ha raccontato di quel fatto era sconvolta”. L’imputato ha rigettato le accuse sostenendo di non aver mai toccato la bambina che girava intorno a lui in bicicletta mentre era seduto su una panchina in attesa che la camera del bed and breakfast che aveva prenotato fosse pronta, e di aver scambiato con lei solo qualche parola riguardo la scuola e il fatto che le piaceva andare in bicicletta. Gli inquirenti perquisirono anche il furgone su cui viaggiava l’uomo, attrezzato per dormirci, con un giaciglio, una coperta e un televisore; lo stesso furgone su cui la bambina lo aveva visto salire a un certo punto a prendere qualcosa. A conclusione dell’istruttoria il pubblico ministero ha sottolineato la convergenza delle versioni offerte dai Carabinieri, testimoni diretti dell’accaduto, e dalla bambina sia nell’immediatezza dei fatti sia in tribunale a distanza di anni e ha chiesto la condanna a due anni di reclusione. La difesa dell’uomo ha invece messo in dubbio l’episodio così come prospettato dall’accusa, sottolineando anche l’impossibilità di adescamento in un luogo pubblico centrale come quello in cui si erano svolti i fatti. Il giudice ha però concordato con la ricostruzione fornita dall’accusa e ha condannato l’uomo a un anno di reclusione.