Limone Piemonte – “In questo processo non si tratta solo della sottrazione di materiali e di indebito arricchimento; qui si tratta di malaffare nella realizzazione di un’opera pubblica, che appartiene a tutti, che tutti noi dobbiamo usare”, con queste parole il procuratore della Repubblica Onelio Dodero ha sottolineato la gravità della serie di furti di materiali ferrosi all’interno del cantiere per il raddoppio del tunnel di Tenda, al termine della minuziosa requisitoria con cui è arrivato a chiedere la condanna per tutti gli imputati rinviati a giudizio. Un processo per furto delle famose ‘centine’ che sarebbero dovute servire per la realizzazione della galleria e che invece, in base all’indagine della Guardia di Finanza svolta con pedinamenti, intercettazioni e perquisizioni, venivano rivendute subito dopo essere state scaricate in cantiere. Dagli atti delle indagini risultano circa 212.000 tonnellate di materiali ferrosi rivenduti con un guadagno di circa 23.000 euro, stando ai soli carichi che gli inquirenti hanno tracciato, ma che si suppone si aggiri intorno ai 100.000 euro. Erano tutti dipendenti della Grandi lavori Fincosit gli imputati del processo dal direttore tecnico A. F. ai capo cantiere G. A. e A. P. fino agli operai L. M. e N. D. R. “Perché venivano ordinate sempre più centine di quelle che in realtà servivano? – si è chiesto il procuratore Dodero -. E se anche venisse ordinato del ferro in più, se non lo si usa subito, perché è da considerare inutilizzabile?”. Il perché, secondo le carte dell’accusa, è nelle intercettazioni dalle quali sarebbe emersa una gestione dei materiali non regolare, come viene precisato da uno degli imputati quando dice che ‘negli altri cantieri non funziona così. Tutto viene registrato e poi smaltito alla fine’, o un altro imputato che dichiarava agli inquirenti di vedere il materiale stoccato che poi spariva e che lui stesso più volte lamentava la mancanza di ferro per lavorare. Uno dei trasportatori del materiale ha dichiarato che solo il 40% dei carichi era scarto, mentre il 60% era tutta ‘roba nuova’. E che non fosse regolare smaltire tutto quel ferro nuovo lo si evince anche da una intercettazione in cui un imputato parla con uno dei trasportatori dicendogli di ‘caricare prima il ferro e di coprire tutto con i rifiuti’, o dalla conversazione in cui a uno dei trasportatori viene detto di ‘non andare ora in discarica’, perché – ricostruisce il procuratore Dodero -, era il 28 ottobre 2017, giorno in cui una pattuglia della Finanza era di controllo sulla provinciale. Al termine della requisitoria il pubblico ministero ha chiesto la condanna per tutti gli imputati a partire dal direttore dei lavori A. F. per il quale sono stati chiesti sette anni e 3.100 euro di multa per i reati di furto, detenzione illegale di esplosivo e per violazioni in materia ambientale; per A. P. sono stati chiesti sei anni e 10 mesi e 2.900 euro di multa, per L. M. cinque anni e sei mesi e 1.800 euro, per G. A. e N. D. R. a cui era contestato il solo furto, sono stati chiesti rispettivamente quattro anni e sei mesi e 900 euro di multa e cinque anni e 1.500 euro di multa. L’avvocato Giulio Calosso in rappresentanza della parte civile Anas ha chiesto una provvisionale risarcitoria di 20.000 euro, mentre l’avvocato Emiliano Riba per il Comune di Limone Piemonte ha chiesto 400.000 euro di danni, richieste respinte dall’avvocato Alessandra Testuzza in rappresentanza del responsabile civile Fincosit che ha sottolineato che né Anas né il Comune di Limone, stando ai capi d’accusa, risultano essere danneggiati nel procedimento. Domani martedì 7 dicembre parleranno le difese.