Peveragno – Rischia la reclusione da quattro mesi a due anni il cacciatore residente a Peveragno rinviato a giudizio per aver ucciso, lo scorso gennaio, un giovane esemplare di lupo, la cui carcassa venne rinvenuta nei pressi della strada provinciale che collega Peveragno a Chiusa Pesio. L’uomo è anche accusato di ulteriori reati in materia di detenzione di armi e di abbattimento di specie particolarmente protette (art. 2 e 30 L. 157/’92).
Le indagini sono state condotte dai Carabinieri Forestali di Mondovì e dal Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale, Agroalimentare e Forestale di Cuneo, con l’ausilio delle analisi balistiche del RIS di Parma.
Quando il cadavere dell’animale venne ritrovato, in un primo momento si pensò che esso fosse stato vittima di un investimento automobilistico. Per ulteriori accertamenti la carcassa venne, però, inviata all’Istituto Zooprofilattico di Torino che, in collaborazione con la Facoltà universitaria di Medicina Veterinaria, effettuò la necroscopia. Dagli esami emerse che l’animale era morto sì per un’emorragia interna, ma dovuta ad un colpo di arma da fuoco: colpito, il lupo era ancora riuscito ad allontanarsi di qualche centinaio di metri dal luogo dell’abbattimento, per poi accasciarsi sul ciglio della strada provinciale. Proprio questa ubicazione risulterà determinante per le indagini successive.
Con i resti delle munizioni rinvenute durante l’autopsia e restringendo il cerchio dei sospetti ad alcuni abitanti della zona, nei mesi successivi le Forze dell’Ordine hanno effettuato una serie di perquisizioni presso dimore private e veicoli ed accertamenti nei confronti di alcuni cacciatori. Dai controlli sono emerse situazioni d’illegalità in materia di porto e detenzione di armi per uso caccia. Si è, inoltre, giunti al sequestro penale di oltre 1500 munizioni e di 15 armi (tra carabine, doppiette e fucili), nonché al ritiro cautelare di ulteriori 10 armi e munizioni e del porto d’armi dei soggetti coinvolti. Sono stati rinvenuti pure due cartelli magnetici per auto di vigilanza venatoria in azienda faunistica, posseduti illegalmente.
L’arma sospetta è stata inviata al RIS di Parma per il raffronto balistico, dal quale è emerso che essa aveva in effetti esploso il colpo responsabile della morte del giovane lupo.
È la prima volta in Piemonte che un’analisi di questo tipo viene applicata con successo nell’ambito del contrasto al bracconaggio.
È in corso una richiesta di patteggiamento da parte del bracconiere.