Cuneo – Oggi (mercoledì 17 novembre) nella Caffetteria “Arione” la città di Cuneo ha ricordato con la posa di una formella la “strana” modalità di liberazione di due sacerdoti nel periodo della Resistenza da parte dell’ex parroco di Sant’Albano don Benedetto Ravina che, grazie ad un dono di liquori a un ufficiale nazista, riuscì a far scarcerare don Garello (curato di Sant’Albano Stura) e don Bellisio (curato di Trinità). All’iniziativa, promossa dalla Onlus “Col. Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo” di Mondovì, con il patrocinio del Comune di Sant’Albano Stura e Trinità, hanno partecipato i sindaci e i parroci del Comuni interessati e i rappresentanti dell’Istituto Storico della Resistenza.
Era il Natale del 1944, i reparti hitleriani di stanza a Fossano avevano disposto rastrellamenti nell’Oltrestura, a Sant’Albano Stura, Trinità, Bene Vagienna ritenute zone “infestate dai banditi” (così erano definite le formazioni “partigiane”). Tra gli ostaggi, trasferiti a Cuneo e ristretti nel Collegio delle suore Giuseppine, in largo Garibaldi, vi erano anche don Sebastiano Garello, curato di Sant’Albano Stura e don Gottardo Bellisio, curato di Trinità. Il 1° gennaio 1944, il parroco di Sant’Albano Stura, don Benedetto Ravina, si presentò al comandante dei nazisti, ma fu malamente messo alla porta e apostrofato: “oggi è giorno festoso e non disponiamo, noi ufficiali, neppure di una goccia di vino”. Don Ravina, raggiunse la vicina confetteria “Arione”, in via Nizza ed acquistò tutti i liquori che erano negli scaffali, comprese le bottiglie già parzialmente liberate da parte del contenuto, così da riempirne una cesta. Vista la sua corporatura esile, fu inviato un commesso della pasticceria a consegnare il pesante fardello al Collegio-carcere. Il gesto addolcì il cuore dell’ufficiale nazista a tal punto da liberare don Garello e don Bellisio, insieme ad un legale di Bene Vagienna.