Cuneo – Si è concluso con una condanna a 5 anni di reclusione il processo a H.M., cittadino di origine somala, in Italia dal 2008 che nel pomeriggio del 13 luglio 2020 ebbe una violenta discussione con un connazionale in corso Giolitti. I due erano venuti alle mani dopo essersi incontrati alla Caritas; il motivo della lite risale al periodo in cui H.M. aveva ospitato la vittima per qualche tempo nell’appartamento che condivideva con altre persone. Uno dei coinquilini, però, accusò l’ospite di avergli rubato alcuni effetti personali e il ragazzo venne denunciato, “quel giorno lui voleva che io togliessi la denuncia – aveva raccontato in aula l’imputato -, ma non l’avevo fatta io e non potevo farci niente”; i due litigarono e per due volte la vittima si avvicinò ad H.M. per colpirlo. La prima volta vennero divisi da altri ragazzi; al secondo tentativo, mentre la vittima si avvicinava con una pietra in mano, H.M. lo colpì con un pezzo di bottiglia che aveva in mano. La vittima fu raggiunta al collo dal vetro che gli lasciò una ferita a forma di L profonda due centimetri vicinissima alla carotide. “Non era eccesso colposo di legittima difesa – aveva sostenuto l’accusa in aula -, ma una reazione spropositata all’effettivo pericolo da configurarsi come tentativi di omicidio”. Al Pubblico Ministero che aveva chiesto 4 anni e 8 mesi di reclusione, ha ribattuto la difesa dell’imputato sottolineando che se ci fosse davvero stata volontà di far male, H.M. non si sarebbe immediatamente fermato non appena si era accorto che la lite era degenerata. Il collegio dei giudici ha accolto la richiesta dell’accusa, condannando l’uomo a 5 anni di reclusione con interdizione legale.