Venne definito pictor geometricus, ma Claudio Berlia viene ricordato nel mondo dell’arte come un maestro dell’eleganza composita, dalla straordinaria perizia tecnica, da grande ricercatezza che sono stati anche i tratti distintivi della sua vita di bon vivant, ironico, a volte dissacrante e provocatorio ma allo stesso tempo severo e rigoroso nei confronti della sua passione esclusiva per l’arte. Che siano le geometrie bidimensionali degli anni 70, il Sopwith Camel, gli Angeli, le bambole, le donne intorno a Coco Chanel, o le ultime composizione tra disegno e collage, Berlia è stato un moderno cultore della realtà, considerata nella sua qualità architettonica, e nello stesso tempo ha amato l’esistenza umana come simulacro di bellezza, accanto a ripetuti omaggi alle memorie della storia dell’arte che amava.
Berlia era nato a Savigliano nel 1948 ma ha vissuto quasi sempre a Cuneo dove nel 1969 si era diplomato al Liceo Artistico Ego Bianchi di Cuneo, e poi dove è stato per tanti anni docente di Discipline Pittoriche (anche all’Accademia delle Belle Arti) e dove è scomparso nel 2014.
La sua è stata una lunga carriera artistica ben raccontata da una mostra antologica curata da Grandarte nel 2019 in San Francesco dal titolo emblematico “Spectaculum Prosequitur”. Perché è proprio così ancora oggi lo spettacolo dell’arte di Claudio Berlia continua nella sua lunga “storia artistica” che rimane nelle opere che fanno parte di collezioni private e pubbliche. Proprio prima della sua scomparsa donò alcune opere al Comune di Cuneo.
Aveva esordito in una collettiva allestita dal Comune di Savigliano nel 1967 e tenuto la sua prima personale alla Galleria Il Prisma di Cuneo nel 1976. I fondamenti della sua ricerca artistica risiedono nell’analisi dell’ambiente urbano e sociale, nell’attenzione ai risvolti concettuali della tecnica pittorica e all’intima predisposizione a un fare compositivo accurato ed elegante. Le prime forme espressive sperimentate da Berlia si sono concentrate sullo studio del colore e della materia pittorica, elaborando tavole monocrome incentrate sui toni del rosso, in cui la cornice entra a far parte dell’opera. Dal 1970 ha realizzato alcuni dipinti di dimensioni ridotte, con composizioni di geometrie colorate e luminose a sviluppo bidimensionale. Si è poi concretizzato l’interesse di Berlia per il confronto giocoso con gli stereotipi, con i fatti di costume, dalla moda al comportamento, che lo ha portato ad elaborare un’espressione figurativa sostanzialmente di derivazione pop, in cui prevale la presenza simbolica di immagini diverse tratte dal modo femminile, ad iniziare dalla serie delle bambole, allusione ai canoni di bellezza sempre più anonimi e massificati. Altri stereotipi cari a Berlia sono stati Paolo Uccello e Piero della Francesca, le cui iconografie ricompaiono più volte nelle sue opere degli anni successivi. Dopo le personali di Parma alla Galleria Santa Chiara del 1977 e di Roma alla Galeria Remo Croce del 1979, Berlia ha iniziato a far apparire nei suoi dipinti il Sopwith Camel, mitico aereo da combattimento britannico della prima guerra mondiale, che si trasforma in una citazione oggettuale ironica, che ha accompagnato per diverso tempo il suo lavoro, come nella serie di opere incentrate sul tema degli Angeli. Gli anni Ottanta hanno visto Berlia impegnato in attività di grafico e scenografo a Cuneo, Verona e Venezia, sia per opere teatrali che per strutture espositive e ambientali. Ciò ha significato approfondire gli interessi per l’architettura. Esegue sequenze di tavole con tecnica pittorica raffinata, in cui dominano dapprima gli edifici dei luoghi d’origine e quelli di altre città europee, per i quali gli è valsa la defizione di pictor geometricus da parte di Rolando Bellini, e poi le figure di Femina, in cui lo charme e la bellezza femminile si dispiegano in molteplici e coinvolgenti varianti. E infine nell’ultimo periodo una nuova visione della realtà, sospesa tra surrealismo e simbolismo, offrendo un repertorio di rivisitazioni figurative che compongono un puzzle irrisorio e divertente.
Alcune opere di Claudio Berlia sono visibili fino all’11 dicembre alla Galleria Arte * di via Chiusa Pesio 8 nell’esposizione “Armonia del paesaggio” tra dipinti dell’800 e del ‘900 con artisti piemontesi che hanno operato a cavallo dei due secoli. Venerdì e sabato dalle ore 15,30 alle 19,30.