La presentazione dei vari artisti la lasciamo alla sempre chiara ed esaustiva presentazione di Enrico Perotto.
Valeria Arpino, performer vocale e artista che fa uso di materiali scultorei e plastici, come l’ardesia e la ceramica, sa interagire con i mezzi della pittura e della installazione, toccando temi che riflettono sulle sofferenze umane sconcertanti e attuali, come quelle di una madre con il proprio bambino, trasformati in profughi alla ricerca di un approdo sicuro. Gemma Asteggiano è acquerellista di riconosciuta bravura e delicatezza cromatica, che si è espressa con altrettanta sensibilità nelle sue composizioni materiche di cellulosa imbevuta di colori dai forti effetti timbrici e utilizzata per ricreare atmosfere di delicata ambientazione naturalistica. La consolidata esperienza pittorica di Cesare Botto gli permette di strutturare lo spazio con costruzioni più o meno fitte di segni zigzaganti, liberati sulla tela come percorsi del pensiero, che ambisce a esprimersi in un orchestrato equilibrio di pennellate sciolte e digradanti nella profondità luminosa dello sfondo. Cornelio Cerato riproduce lo spaesamento di una visione urbana, impiegando la suggestione di una labile immagine fotografica di una performance artistica, trasformandola in un suggestivo effetto di deterioramento di un muro di città. Mario Conte ha intrapreso nuove forme di rappresentazione paesaggistica, utilizzando sempre un doppio codice astratto-informale di colori dominanti. Ora, l’artista rivolge il suo sguardo al di là del nostro pianeta ormai compromesso, per cogliere allusioni di purezza nelle profondità degli universi interstellari. Roberto De Siena immerge l’occhio dell’osservatore nel cuore pulsante di vecchi mondi paralleli in disuso, luoghi urbani disabitati, assemblati fantasiosamente con strutture meccaniche arrugginite, sospese in spazi intermedi tra cielo e terra, ancora capaci di suscitare meraviglia. Gli inchiostri su carta di Cristiano Fuccelli sono dei rebus ottici per l’osservatore, che è chiamato a condividere un viaggio nei segni e nelle macchie oscure al confine di un territorio in cui il reale e l’immaginario si confondono, e la visione subisce un inganno, scambiando un effetto d’ombra per vera sostanza arborea. Negli acquerelli di Marina Falco ci possiamo permettere di entrare a contatto con visualizzazioni immaginose dei centri nevralgici di cui pulsano gli organismi viventi. Marina sa svelarci le essenze strutturali profonde della nostra Madre Terra, restituendole in aspetto di vibranti tessuti filamentosi e di bulbi portatori di vita. Adriana Giorgis è autrice di fantasiosi e iconici mondi animali, abitato da creature enigmatiche, provenienti da suggestioni visive primordiali, colte in una condizione di piena e dionisiaca libertà, pulsante di energia e vitalità istintiva. Attraverso l’utilizzo del pastello soffice, Paola Meineri Gazzola elabora fascinose composizioni, in cui si manifestano accesi contrasti coloristici, frutto di un’attrazione emotiva per le tonalità timbriche pure, in consonanza con le suggestioni musicali contrappuntistiche, che trasfigurano la memoria della vita vegetale. Corrado Odifreddi ci pone di fronte al meccanismo pittorico di una distorsione del senso comune delle nostre esperienze visive, mostrandoci apparenti scene naturali idilliache, riprodotta, però, da uno schermo pixelato di un device e su cui si stagliano scritte ironiche che riproducono esclamazioni onomatopeiche istintive. Massimo Ovidi ha elevato una barriera tra noi e il mondo che conosciamo là fuori ed è migrato con gli occhi di un viaggiatore stupito in un universo altro, del tutto fantastico, da cui ci osserva circondato da molteplici corpuscoli, reticoli di cerchi giocosi e striature orizzontali percorse da un ritmo pulsante di note colorate. Maurizio Ovidi accosta sapientemente fotografia e pittura, lasciando interagire tra loro le tracce labili di un ricordo di viaggio con poetici tocchi di colore, mantenendosi in equilibrio su un filo sottile teso tra le emozioni visive provate in prima persona e il desiderio di comunicarle spontaneamente all’osservatore. La serie delle opere di Silvio Rosso, evocatrici del processo alchemico della “Rubedo”, accende di riflessi infuocati gli occhi dell’osservatore, comunicandogli una sensazione di forza spirituale vivificatrice, che emana dalle concrezioni magmatiche della materia, vissuta come fulgore vulcanico in trasmutazione. Carla Siccardi fa affiorare sulla superficie delle sue opere una certa tensione all’accumulo di oggetti ed elementi umili estrapolati dalla realtà quotidiana, ricreando poetiche situazioni di vita, per esempio acquatica, di fronte alle quali si è suggestionati da una vivace e gioiosa varietà di stimoli sensoriali. Rapidi gesti di Claudio Signanini è un’opera che rispecchia l’essenza dei valori pittorici, attraverso modulati gesti calligrafici, da intendersi come espressione di un’esperienza di meditazione e ricerca di sé. Di fronte a noi, si aprono squarci di concentrata bellezza interiore, in forma di scrittura armoniosa, fragile e oscura. In Luigi Sostegni, infine, la messinscena di una cattedrale medievale che si eleva come un canto sacro in prossimità del mare, si articola in scomposizioni di piani architettonici dai colori vivaci, che comunicano sensazioni sinestetiche di musicalità, come in un’improvvisa aria di fuga, festosa ed evocativa.La mostra è visitabile tutti i giorni dalle 9,30 alle 11,30 e dalle 15,30 alle 18,30 con ingresso libero.