Borgo San Dalmazzo – “Avrei comunque dato le dimissioni a fine anno, perché nel 2022 si andrà al rinnovo del consiglio comunale. Ma ho anticipato la decisione dal momento che non c’erano le condizioni per organizzare la Fiera Fredda. Il mio ruolo a questo punto era nullo, non volevo essere un presidente che non opera, che fa nulla. Sarebbe stato un impegno mancato”.
Così Claudio Bramardi, ingegnere di 58 anni, spiega la decisione di rinunciare alla carica di presidente dell’Ente Fiera Fredda che ricopriva da un solo anno.
Ma perché la Fiera non si farà?
“Troppa incertezza. Prima per il Covid, che avrebbe comportato comunque prenotazioni, posti assegnati, sanificazioni, controlli: un’ingessatura e un impegno difficilmente gestibile, con costi accresciuti. Poi perché è emersa la necessità di utilizzare la Bertello per la terza dose dei vaccini. Non è pensabile avviare la macchina organizzativa, prendere impegni con i fornitori, affittare gli stand se manca la certezza di poter poi svolgere davvero la Fiera”.
Perché non riproporre una fiera digitale, come quella del 2020? “È andata bene l’anno scorso, ma sarebbe difficilmente riproponibile. Anche se ha raggiunto realtà lontane, la fiera digitale è stata poco sentita dai borgarini. Senza la possibilità di incontrarsi e stare insieme non sarebbe stata capita e accettata”.
Soddisfatto di quel che ha realizzato in questo anno? “Sì, i conti che erano in rosso di 17-18.000 euro sono stati sistemati. È stato un buon passo avanti. La situazione dell’Ente Fiera è di sostanziale equilibrio, ma pur sempre precaria perché si basa interamente su sovvenzioni ed elargizioni”.
Sull’ipotesi che le dimissioni preludano a un suo ritorno alla politica attiva (in passato Bramardi è stato assessore e vice sindaco), magari con una candidatura alle prossime elezioni comunali, il presidente dimissionario è tranchant: “Non ho più di queste velleità”.