“Vorrei fare figure che volano, leggere, che esprimono in questo modo la gioia della vita, la creatività, curiosità del futuro, l’emozione della scoperta, la scoperta del movimento e della leggerezza”. Così si rivela in un’intervista Sergio Unia. Nato a Roccaforte Mondovì settantotto anni fa, in età giovanile si è trasferito a Torino, dove vive e lavora. L’ambiente artistico torinese gli è stato da stimolo per la sua formazione. Nel 1970 ha seguito i liberi corsi di nudo all’Accademia Albertina di Belle Arti. La sua prima personale è stata realizzata a Torino nel 1971 e da allora il suo lavoro si è intensificato e perfezionato, focalizzandosi sulla scultura, tecnica espressiva che diviene il centro dei suoi interessi. Seguiranno più di 130 mostre personali in Italia e all’estero. Una tecnica straordinaria e una capacità di rendere visibile e palpabile la bellezza, come rivelazione e come pienezza di luce nella forma. Cuneo e Grandarte gli hannod edicato una antologica in San Francesco “Incontrare la forma”, una mostra mai così completa di tutta la sua produzione artistica dagli anni Settanta ad oggi: dalle prime esperienze di figurazione “impegnata”, contraddistinte dal pathos dei soggetti trattati, sia civili che religiosi (per lo più episodi della Resistenza, Crocifissioni, Prigioni), alla ricerca della metà degli anni Ottanta incentrata su temi legati alla musica ed alla danza e alla bellezza femminile ispirata all’esperienza del quotidiano e degli affetti familiari, ed ancora al filone di fine anni Novanta nell’ambito della citazione del “frammento” della scultura classica.
“Unia ha le mani che sono plastiche esse stesse ed ha facilità di abbozzo e talvolta anche furia di fare”, scrive Davide Lajolo. Con il disegno, oltre che la tecnica della scultura “per via di porre”, Unia ha attraversato una serie di esperienze espressive, che lo hanno portato dalle prime forme di figurazione incentrata su temi esistenziali dai risvolti civili e religiosi alla ricerca maturata intorno alla metà degli anni ’80, rivolta alla raffigurazione di soggetti figurativi collegati al mondo della danza e della bellezza femminile. L’artista mette a punto una visione estetica idealizzante, che lo contraddistingue e lo collega alla migliore tradizione della plastica figurativa otto-novecentesca tra Francia e Italia, con precisi richiami di gusto formale a Edgar Degas, Francesco Messina e in particolare Giacomo Manzù. La sua è un’arcadia rivisitata, un mondo di sensazioni umane dirette, un’aspirazione a una forma personale di classicità piena che attrae, emoziona e spinge lo sguardo a sostare e a meditare anche sulla sua condizione di reclusa, imprigionata in una rete o colta in uno stato di malinconica frammentarietà.
“La vita che vibra e pulsa in questi corpi – scrive Vittorio Sgarbi -, il cui destino figurale si compie al centro di un sogno controllato dalla ragione, racconta un’appartenenza immanente all’armonia cosmica. Scultore di stile, Unia appare spontaneo nel raccontare il mistero della natura umana, ma nella semplice naturalezza della sua figurazione c’è tutta la coerenza stilistica di un cultore del vero in arte, e la segreta forza alchemica con cui imprime significato alla materia plasmata e al successivo processo di fusione. Le sue figure giovanili porgono una suggestione di classicità quanto mai espressiva, la cui limpidezza formale si esalta anche pittoricamente nelle cromie del bronzo”.
“Il segno, la forma, l’armonia dei volumi – sottolinea Angelo Mistrangelo nella presentazione del catalogo della mostra cuneese del 2018 edito da Primalpe – contraddistinguono il cammino di Sergio Unia, il senso di una visione che unisce classicità e linguaggio moderno, intensità espressiva e testimonianza civile, in una sorta di continuo e inesausto racconto, di appartenenza a questo nostro tempo denso di contraddizioni, di mutamenti sociali, di aperture verso nuovi approdi dell’arte.”
Oggi alcune sculture femminili in bronzo di Sergio Unia sono visibili fino al 31 ottobre al Belvedere in località Castello Alto di Diano d’Alba (aperto dalle 10 alle 20) nella rassegna “Forme & Colori”.