Con il fratello Massimo sin dagli anni Settanta, ha sperimentato differenti tecniche e si è confrontato con la varietà di stili dell’arte moderna e contemporanea (figurativo, astrattismo, poesia visiva, arte concettuale, ma anche fotografia) spinto dalla necessità di esprimere in forma sincera le personali inquietudini. Maurizio Ovidi continua a “produrre” arte e ora lo fa anche con la fotografia su cui interviene in maniera pittorica e sono ricordi di viaggio,” incontri con realtà diverse – dice lo stesso artista – che hanno stimolato il mio immaginario”.
Un immaginario denso, da sempre e che coinvolge nella sua produzione artistica inevitabilmente anche il suo quotidiano,s pecie il suo lavoro di coordinatore di progetti a carattere educativo e di reinserimento sociale di persone svantaggiate.
Le sue opere sono evidentemente il risultato di una vita fatta di incontri dove al centro c’è l’uomo, la sua vita, la sua esperienza quotidiana, i suoi viaggi, reali o immaginari che siano, i suoi sogni. È una pittura densa, materica, da sempre con inserti fotografici o con piccoli oggetti dal legno alla corda, dal ferro alla plastica, con le piccole figure umane inserite nel quadro, sulla cornice di un alto palazzo, nella barca in mezzo al mare. L’uomo che cerca di districarsi in un gomitolo confuso, il pensatore, l’arrampicatore, l’operaio, il lottatore, il camminatore… Poi le sue costruzioni, quelle ampolle di vetro che sembrano fermare e custodire per sempre sogni, ricordi o visioni con fotografie e oggetti, con piccole figure umane.
L’opera di Maurizio Ovidi fa dunque pensare, perché mai banale, drammatica ma allo stesso tempo leggera, riflessiva e che riporta comunque e sempre alla centralità dell’agire umano e dei sui rapporti, che siano la metafora del salire, l’abbraccio, il cammino, il rapporto con la natura e con il mondo intorno. “Non importa con quale tecnica, sia pittorica, fotografica o scultorea è rappresentata la figura umana nei lavori di Ovidi, per i più intimi Mimmo, ciò che importa è la valenza immanente dell’ immagine stessa – scrive Ugo Giletta -. Se il ragionamento si sofferma, quindi, alla semplice comprensione dell’immagine, non rendiamo giustizia all’impegno dell’artista che verrebbe valutato con termini minimamente semplici. Nei lavori di Mimmo, mi pare che ci sia un dialogo tra apparente immanenza delle cose e l’intuizione della trascendenza. Concetto assai più complesso! Ma se si tratta di un gioco, il “gioco” di Ovidi è quello di costringerci a pensare all’alterità, ad approfondire il concetto sulla rappresentatività dell’immagine che assume una valenza soggettiva che trascende la totalità”.
E proprio l’artista ha affermato che il problema è “di sguardo… uso lo sguardo per portare a casa ciò che vedo”.
Ovidi è nato nel 1957 a Cuneo, dove vive e lavora. Dal 1975 ha iniziato a partecipare a esposizioni collettive in Piemonte, Lombardia e Liguria. Nel 1983 ha tenuto la sua prima personale alla Galleria Giancarlo Salzano di Torino. Oltre alla partecipazione a eventi e mostre collettive ha realizzato diverse mostre personali (a Saluzzo, Dogliani, Cuneo e Torino). Hanno scritto Ida Isoardi e Roberto Cavallera in Le arti visive (1900-1980) che Maurizio “realizza lavori estremamente suggestivi, tesi, drammatici eppure leggeri, mai scontati, dove l’abbondante materia pittorica, cupa, uniforme, annullatrice di ogni dimensione spaziale, dialoga metafisicamente con minimi inserti fotografici di singole figure o di edifici sospesi in un’atmosfera dechirichiana”.
Alcune sue opere sono in mostra in “Souvenirs” fino al 28 ottobre da Chiodini Cornici in via Passatore 75.