Un volume collettivo si prefigge di analizzare la presenza degli ebrei nell’area compresa tra Liguria e Nizzardo con delle ricadute necessariamente, pur se indirettamente, anche sulla zona del Cuneese. Sotto un altro aspetto questa stessa presenza va letta tenendo conto il concetto di frontiera non nella prospettiva della separazione, ma soprattutto come spazio di incontro e scambio.
In questa ottica i saggi del libro guardano alla permanenza ebraica nel territorio considerato non tanto in termini di esclusione con la relativa ghettizzazione fino alla persecuzione violenta e metodica. La categoria storico-sociologica che guida la ricerca è invece quella dell’inclusione, dell’integrazione. Per secoli infatti gli ebrei si sono inseriti nelle comunità locali con le loro attività economiche, pur dovendo fare i conti con qualche sospetto. Anzi talvolta furono le stesse autorità a favorire nel proprio territorio, con agevolazioni di carattere economico, ma anche religioso e culturale in genere, l’immigrazione di famiglie ebraiche. Successe per esempio a Nizza quando, a metà del XVII secolo, Carlo Emanuele II di Savoia promulgò un editto che garantiva una certa libertà e indipendenza alla nuova comunità ebraica che si andò subito infoltendo.
I vari saggi che compongono la ricerca hanno come nucleo appunto questa situazione di sostanziale collaborazione con la realtà economica locale. Un quadro che si rafforza nei secoli sostenuto dalla vocazione commerciale del territorio ligure-provenzale. In particolare l’attività agricola delle famiglie ebraiche si concentra intorno a quelle tipologie di prodotti che intersecano le proprie esigenze cultuali e culturali.
Così la zona di San Remo, denominata in qualche documento addirittura la “Palestina nuova”, fino a Bordighera dall’inizio del Seicento diventa un ricco centro di produzione di cedri e palme. Ambedue i prodotti sono legati alle feste ebraiche di Sukkoth e di Rosh Ha-Shanah (Capodanno ebraico). Sono il fondamento essenziale di un commercio che richiama mercanti da tutta Europa, persino dalla Lituania. Sono evidenti le ricadute sul territorio perché il più delle volte non erano solo le foglie di palma a partire, ma intere casse di limoni.
Il percorso storico dei saggi si conclude con la constatazione dell’inattesa inversione di tendenza negli anni Trenta del Novecento. Ora prevale il senso si abbandono, l’urgenza della fuga prima dall’Italia verso Nizza, ancora ospitale fino all’insediamento del governo di Vichy, poi da questa zona di nuovo verso l’Italia superando per esempio il colle del Ciriegia.
Frontiera Judaica
a cura di Alessandro Carassale e Franco Littardi
Fusta
16,90 euro