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Venerdì 22 novembre 2024

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Visto con voi: “Mirabilia n° 15” a Cuneo

Per la seconda volta nel capoluogo della Granda, ecco il festival internazionale di circo, danza e arti performative giorno per giorno

La Guida - Visto con voi: “Mirabilia n° 15” a Cuneo

Per il secondo anno consecutivo a Cuneo, “Mirabilia”, il festival internazionale di nuovo circo, danza contemporanea e street art diretto dall’effervescente Fabrizio Gavosto, ha offerto anche questa volta una programmazione ricca e sfiziosa ai numerosi appassionati accorsi ma anche ai tanti curiosi avvicinatisi per la prima volta. E tutto ciò, nonostante le limitazioni dovute alla pandemia in corso. Luoghi conosciuti e non della nostra città si sono trasformati per una settimana in palcoscenici sorprendenti, com’era capitato d’altronde nelle prime 13 edizioni a Savigliano, Busca e soprattutto Fossano, il luogo dove tutto è nato.

Anche se da due anni il festival si auto-presenta in versione “light” data la situazione emergenziale, era comunque una missione impossibile assistere a tutti gli spettacoli in programma. Qua di seguito trovate tutto quel che chi scrive è riuscito a vedere.

“Suspensión”. Compañía de Circo Nueveuno. Teatro Toselli (31/8). È giocoleria a livelli altissimi quella presentata dal gruppo di Madrid. Lo spettacolo inaugurale della tranche cuneese del festival (dopo le tappe di Chieri, Alba, Castelmagno e Busca) mescolava perfezione stilistica, estetica e tecnica ad una riflessione personale davvero interessante. E ciò nonostante il castigliano iperveloce usato in certi punti, che avrebbe avuto bisogno della traduzione proiettata con dei sovrattitoli.

 

“Yin”. Cie Monad. Cortile ex Ospedale (31/8). Mescolando tecniche del tai chi, la danza ipnotica e rituale dei dervisci sufi, la giocoleria, ironia surreale e una colonna sonora azzeccata, i francesi Cyrille Humen Van-Kim Tran hanno offerto uno show davvero pazzesco, di una raffinatezza incredibile. Se entrambi erano strepitosi, era il secondo (già allievo di Carolyn Carlson) a meritare la maggiore attenzione per la sua prestazione quasi sovrumana.

 

“Appunti per un Faust”. Natiscalzi Danza Teatro. Biblioteca Civica, Largo Audifreddi, cortile ex Ospedale e San Francesco (1/9).  Tommaso Monza è un ballerino e coreografo legato da sempre al celebre gruppo di danza contemporanea Abbondanza Bertoni (di cui i cuneesi hanno ammirato al Toselli “La morte e la fanciulla” e “Hyenas”). Pur tuttavia, il suo “Faust”, che univa Goethe, Nuto Revelli e il poeta cuneese Amos Mattio e si muoveva nel centro storico, è stata un’assoluta sorpresa. Accompagnato da tre fantastici ballerini (Samuele Arisci, Laura Lorenzi, Ludovica Messina), una voce in bilico tra canto, spoken word e rap (Miryam Chilà), oggetti di scena dall’aura arcaica, la potente musica dal vivo di Giorgio Mirto e la spiazzante ed emozionante presenza della Corale Alpina Valle Maira (diretta da Luca Giachero), Monza è riuscito – grazie ad una drammaturgia efficacemente poco intelligibile – a creare un crescendo emotivo quasi insostenibile, toccando in modo misterioso corde nascoste dentro gli spettatori. Ai quali – tra l’altro – era richiesto di portare una maschera come nel coro di una tragedia greca. Uno spettacolo che avrebbe dovuto essere replicato tutti i giorni, per una settimana intera. Il meglio di “Mirabilia 2021”.

“Hesperos”. Circo Madera. Discesa del Gas (1/9). Progetto nato paradossalmente nel marzo 2020 (il gruppo si è procurato un proprio chapiteau in un momento decisamente inappropriato), è diventato presto una riflessione sul senso del fare circo, teatro e spettacoli dal vivo nel momento stesso in cui i vari DPCM sospendevano queste espressioni artistiche. Mescolando acrobazie, pezzi comici e musica, il gruppo guidato dall’effervescente Silvia Laniado (oltretutto soprano potente dalle raffinate citazioni mozartiane) giunge alla conclusione che senza musica, senza teatro e senza arte “in presenza”, la nostra vita è decisamente meno ricca. Un’apparente banalità a cui quest’ultimo anno e mezzo ha dato però un significato nuovo, forte e urgente, rendendo questo spettacolo tanto “facile” quanto profondo. Bravi!

“Anatomik”. Madam’Kanibal. Giardini Fresia (2/9). La francese Elodie  Meissonnier presenta uno spettacolo di fachirismo dalla leggerezza post-punk:  ingoia spiedini, usa la graffatrice per tenersi su le calze, spegne la sigaretta sulla lingua, si pianta un chiodo nelle narici, si depila con una smerigliatrice, scalda la pasta in scatola con una fiamma ossidrica e ne mangia il contenuto condendolo con una lampadina triturata. A unire il tutto è un personaggio bizzarro e tenero, che vive in un armadio che è tutto il suo mondo: casa, magazzino e tiro a segno da luna park. Nel ricordo della madre defunta e alla ricerca di affetto.

“Gabriel”. Natiscalzi DT. Cortile del Palazzo dei Conti Gondolo della Riva (2/9). Pezzo “solo” di Tommaso Monza (vedi sopra il “Faust”) in cui, aiutato dallo spazio scelto e da una colonna sonora azzeccata, il coreografo/ballerino ha mostrato il dramma del celebre arcangelo. Pur consapevole di gran parte dei segreti del cosmo, una volta entrato in contatto con la nostra contingenza si scopre più umano del previsto, finendo per vivere drammaticamente la condizione di creatura non più privilegiata.

 

“Solocoreografico”. Teatro Toselli (2/9). Replica finalmente in presenza (e non più solo in streaming) di un piccolo festival dedicato a danzatori solisti. Tre pezzi brevi e intensi: Daniele Salvitto, Marta Castelletta e EgriBiancoDanza i tre protagonisti.

“Krama”. Collettivo 6tu. Piazza Foro Boario (2/9). Gruppo di giovani ex allievi del Cirko Vertigo, stanno costruendosi la propria identità di artisti circensi. Quel che già si intravede merita attenzione.

“Doppio zero”. Carpa Diem. Cortile ex Ospedale (2/9). Nato come spettacolo di strada, lo show prende il nome della farina usata in scena per impastare il pane. Mescola giocoleria, palo cinese, monociclo, bicicletta acrobatica, clownerie e teatro. Lo fa con gentilezza e allegria, usando una colonna sonora rétro (programmi radiofonici d’antan inclusi) raffinata e intrigante. Grazie ad una drammaturgia fluida, coerente e ritmata, il risultato è a dir poco delizioso.

“Kairòs”. Teatro nelle Foglie. Chapiteau del Parco Fluviale (2/9). Il gruppo toscano ha lavorato sul tema del tempo, diventato improvvisamente cruciale in un momento storico in cui esso è sembrato sospeso e/o dilatato. Frutto evidente di una fatica enorme, di un investimento anche economico ragguardevole e di uno sforzo creativo notevole, lo show appare però inconsistente da un punto di vista drammaturgico. Peccato, perché gli artisti sono molto bravi, le scenografie bellissime, le atmosfere visionarie e oniriche potenzialmente coinvolgenti e le idee profuse innumerevoli. Nella cottura degli ingredienti qualcosa non ha funzionato. In compenso, la scena del clown col cuscino è magnifica.

“Teatri in miniatura”. Collettivo Lambe Lambe. Largo Audifreddi (3/9). Cinque scatole contenenti cinque diverse storie ottenute con pupazzetti, mini-scenografie e tecniche diverse. Il tutto da guardare da uno spioncino, uno spettatore alla volta. Ecco quindi un orto pieno di sorprese, la storia di Barbablù, un’esplosione gioiosa di danza, un bambino extraterrestre e un Pulcinella alle prese con un terribile mostro.

“Juliette On The Road”. Twain Physical Dance Theatre. Cortile ex Ospedale (3/9). Non poteva mancare, come in tutti i festival che si rispettano, uno Shakespeare. Il lavoro della regista/coreografa Loredana Perrella parte da “Romeo e Giulietta” per porne in primo piano relazioni, tensioni e conflitti affettivi, familiari, erotici e sociali, mostrandone aspetti latenti nel testo e lasciando invece sullo sfondo la trama vera e propria del dramma. Il numeroso gruppo di danzatori non si è risparmiato nel dare corpo a questo groviglio di amori, odî e sopraffazioni, in un susseguirsi vorticoso di azioni tra teatro e danza contemporanea dal forte impatto visivo. In compenso, però, lo sguardo registico e il suo progetto drammaturgico hanno finito per raggelare la materia incandescente in scena, trasformando a tratti Shakespeare in un corpo da dissezionare, e rendendo pressoché impossibile l’emozione e la commozione.

“Maicol Gatto”. Matteo Galbusera. Teatro Toselli (3/9). Vincitore del progetto “Trampolino Vetrina 2021”, lo show del performer/clown/musicista lombardo è un susseguirsi scalmanato e strabordante di gag e di situazioni surreali che hanno come minimo comune denominatore la musica elettronica del passato, i suoi suoni ormai “vintage” qua riprodotti dal vivo con grande abilità. Lo spettacolo più divertente di “Mirabilia 2021”.

“Coreofonie: le Sacre”. EgriBiancoDanza. Area sensoriale del Parco Fluviale (4/9). La versione site-specific di questo spettacolo di Raphael Bianco (già andato in scena anche all’interno della mostra “E luce fu” in San Francesco) ha fatto conoscere (e percorrere a piedi nudi) uno spazio bellissimo della nostra città che merita conoscere meglio. In più la danza appassionata del gruppo torinese si è coniugata in modo congeniale alle sperimentazioni della Scuola di musica elettronica del Conservatorio di Cuneo. Protagonista: la straordinaria “Sacre du printemps” di Stravinsky che, destrutturata, diventava colonna sonora sia dell’itinerario tra alberi, prati e corsi d’acqua sia della successiva coreografia. In bilico tra reale e digitale, vita e morte, apollineo e dionisiaco, umanità e natura, rinascita e sacrificio, un lavoro davvero molto bello.

“re-FLOW”. Coorpi. Chiesa di San Francesco (4/9). Tre persone alla volta hanno potuto assistere ad un’ansiogena coreografia di Chrysanti Badeka del 2019, qua scomposta e ricombinata in un’installazione circolare di sette schermi video e proiezioni laser. Nella seconda parte della visita, speciali visori permettevano allo spettatore di muoversi in uno spazio virtuale, interagendo con esso, con un effetto decisamente destabilizzante.

“C’era una volta”. Ondadurto Teatro. Cortile del settimanale “La Guida” (4/9). Accolti da un’imponente fata queer con tacco 12  e presto dotati di visori e cuffie per immergersi in uno show in realtà virtuale, gli spettatori hanno potuto ammirare un vecchio lavoro del gruppo romano, riallestito in tempi di pandemia in un settore non utilizzato dell’aeroporto di Fiumicino. Mescolando in modo fluido teatro, cabaret, musical e nuovo circo, i due autori/registi Margò Paciotti e Lorenzo Pasquali hanno mostrato in modo spassoso e intelligente il lato più oscuro e torbido delle fiabe. Tra sollevatori telescopici in movimento, carrelli, scale, costumi coloratissimi, personaggi che sbucavano da ogni dove, trovate e sorprese a raffica e una colonna sonora indiavolata, il risultato è stato entusiasmante. Bravi!

“Ginodramma”.  Carolina Khoury. Chapiteau del Circo Madera. Discesa del gas (4/9).  Burattinaia e costruttrice di pupazzi, l’artista di origine egiziana ha presentato la storia triste e surreale di Gino, un uomo solo che cerca (forse) invano di uscire dal suo isolamento. Un lavoro che ha delle potenzialità ma avrebbe bisogno di un testo più solido e di una regia esterna. Non è sempre vero che chi fa da sé fa per tre.

 “Gelsomina Dreams”. BluCinque. Teatro Toselli (4/9). Il gruppo torinese guidato da Caterina Mochi Sismondi si è confrontato con il cinema di Fellini e in particolare con i film “La strada”, “La dolce vita” e “Otto e mezzo” di cui sono stati proiettati alla fine dei suggestivi spezzoni. Muovendosi tra teatro, circo e danza, il lavoro era accompagnato da un’efficace colonna sonora eseguita in gran parte dal vivo da due musicisti (bravi!) posizionati in platea. Il flusso delle immagini e delle azioni, ispirate all’immaginario onirico e visionario del regista riminese, era fascinoso e convincente. Lo sarebbe stato ancora di più senza le parole (troppe) del personaggio/narratore, con un ritmo più serrato e una compattezza maggiore, in assenza della quale certe scene si allungavano eccessivamente e quello che sembrava – da un certo punto in poi – un imminente finale veniva posticipato continuamente, con un effetto inutilmente estenuante. A volte “meno è meglio”.

 “Drama Sound City”. Stalker Teatro. Cortile ex Ospedale (4/9). Accompagnati dalla musica elettronica dal vivo dal bravissimo Simone Bosco (Ozmotic), i tre attori/performer torinesi hanno proposto una riflessione sulle nostre città, sulle periferie e sul disagio sociale con un punto di vista che dal micro si spostava al macro e viceversa senza soluzione di continuità. Costruendo e smontando forme e figure a tratti sorprendenti, la compagnia riusciva a comunicare tanto e bene anche se in forma ellittica e indiretta.

 “Segnali di vita nei cortili”. A.S.D. Danzicherie. Cortile ex Ospedale (5/9). Il percorso di chi scrive si è concluso la domenica con uno show della nota scuola di danza cuneese che ha mostrato al pubblico di essere viva e vegeta, nonostante i tempi difficili. Rispetto al passato, sembra che oggigiorno siano la danza hip-hop e la danza contemporanea ad attirare i giovani frequentatori dei suoi corsi. Simile ad un saggio di fine anno, lo spettacolo appariva davvero un “segnale di vita”. Buon lavoro!

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