Cuneo – È davvero un peccato che lo spettacolo “Annotazioni per un Faust” con Tommaso Monza/Abbondanza Bertoni sia stato un unicum nel cartellone di Mirabilia, perché sarebbe stato bello che il pubblico cuneese e non solo del Festival potesse godersi questo spettacolo di danza urbana realizzato durante il progetto di Residenze Artisti nei Territori PerformingLands.
Del Faust sappiamo tutto, il dramma di Goethe che in due secoli è diventata una delle opere più importanti della letteratura europea e mondiale, il dottor Faust che fa un patto con Mefistofele e del loro viaggio alla scoperta dei piaceri e delle bellezze del mondo per inebriarsi del potere, in tutti i sensi. È una figura simbolica che “attraversa il tempo e lo spazio, si lega al naturale e al soprannaturale, al divino e all’uomo, all’uomo e al suo tormento. Faust è il desiderio di transizione da un ordine a un altro, è colui che, in nome del sapere e della brama di conoscenza della vita e della natura distrugge tutto, per poi redimersi e ricostruire un equilibrio nuovo sulle macerie”.
Così si presenta lo spettacolo che soprende gli spettatori. Viene presentato come no spettacolo partecipativo, un’esperienza itinerante che mischia territorio e illusione teatrale, e in cui nemmeno gli spettatori accanto a noi sono ciò che sembrano. Ed è così: il pubblico oltre alla mascherina, a cui ormai siamo abituati, viene invitato ad indossare una vera e propria maschera per uno spettacolo che viaggia nel centro storico in quattro quadri. Tommaso Monza accoglie in una performance tra movimento e voce fuori campo nel cortile della Biblioteca Civica, poi invita a seguirlo nella folla che anima il centro storico in fase di aperitivo serale, fino a piazza Audifreddi per ol secondo quadro, che racconta con il corpo di due ballerini, la potenza distruttiva e attrattiva nello stesso tempo tra Faust e Margherita. Un quadro nel passeggio di via Roma che ha lasciato in silenzio anche chi non partecipava allo spetatcolo che è continuato su via Santa Maria per arriva al cortile del Santa Croce per il terzo quadro, davvero emozionante e sorprendente per tanti motivi: per un mix davvero riuscito di movimento, musica, voce tra recitativo, il cantato e la lettura interpretativa, la chitrarra di Giorgio Mirto e la Corale Alpina Valle Maira. Una sorpresa nelle sorprese, una corale che si esibisce tra una lettura e l’altra in due pezzi della tradizione a più voci, ma che si mette in gioco usando voci, mani, schioccare delle dita, fischi di atmosfera. Davvero suggestivo. Poi si chiude nell’ultimo potente quadro in San Francesco, ancora con la Corale e questa volta tutti e tre i ballerini in un’estenuante scena finale della ricerca di cambiamento, del compromesso del patto fino alla chiusura e allq dannazione. Raffinato e suggestivo.