Ceva – Da oltre trent’anni in Afghanistan, ancora una volta ha scelto di restare e di continuare la propria missione perché – ha dichiarato a Rai News 24 – “il Comitato internazionale della Croce Rossa opera principalmente in zona di guerra, siamo perfettamente coscienti di dove siamo e dove avremmo potuto essere. Non c’è mai stato un momento di dubbio: si continua, si lavora, come si può”.
Sessantanove anni compiuti a maggio, originario di Ceva, fisioterapista, dal 1989 Alberto Cairo è delegato del Comitato Internazionale della Croce Rossa in Afghanistan, dove è responsabile del Programma di Riabilitazione Fisica. In queste concitate giornate che hanno visto i Talebani riprendere il controllo del Paese, dopo il ritiro delle truppe statunitensi, e la capitale Kabul cadere nelle mani dei fondamentalisti islamici, Cairo è divenuto punto di riferimento di numerosi media internazionali per avere aggiornamenti sulla situazione in tempo reale di quella martoriata area orientale.
Dopo aver conseguito la maturità classica al Liceo di Mondovì e la laurea in Giurisprudenza all’Università di Torino, Cairo scelse di diplomarsi in fisioterapia e dopo un periodo di lavoro in un ospedale milanese, partì per il Sudan, dove operò per tre anni. Quindi, dal 1989, l’esperienza in Afghanistan, Paese nel quale ha ormai visto, come scrive egli stesso sulle colonne di La Repubblica, testata per la quale tiene in questi giorni un “Diario da Kabul”, alternarsi cinque regimi. E proprio dalle pagine del quotidiano nazionale, Cairo rassicura gli amici italiani ed i familiari che gli domandano se non abbia paura a restare: “Certo – dichiara il fisioterapista cebano – la situazione non è serena, ma siamo abbastanza tranquilli. Quanto a me, è il quinto regime che vedo. A nessun cambio abbiamo mai avuto problemi, protetti da imparzialità e dall’aiuto che la Croce Rossa dà alla gente. Pure questo regime lo sa”.
Autore dei volumi “Mosaico Afghano” e “Storie da Kabul”, entrambi editi in Italia dalla casa editrice Einaudi, in Afghanistan Cairo è stato testimone della guerra civile del 1992 e della presa del potere da parte dei Talebani, fino all’offensiva americana del 2001 e alla nascita del successivo governo. Candidato al Premio Nobel per la Pace nel 2010, nel 2013 è stato insignito della Medaglia Hanry Dunant a Sydney. Il Programma di Riabilitazione Fisica di cui è responsabile, nato inzialmente per aiutare le vittime delle mine, si è in seguito occupato di migliaia di persone aventi un handicap motorio, fornendo loro anche protesi, tutori, sedie a rotelle e nuove prospettive di vita.