Se la vacanza è il tempo anche per la lettura, questo capolavoro di Singer fa il caso vostro. Sempre che siate amanti di storia e si storie, di partenze e di ritorni.
Non è un libro nuovo, scritto da Singer in yiddish e uscito negli anni Cinquanta a puntate su una rivista newyorchese, in Italia compare vent’anni fa e ora ritorna in versione Adelphi.
Siamo nella New York degli anni ‘40 tra gli ebrei scappati dall’Europa nazista sopravvissuti all’Olocausto. E Singer con il suo inconfondibile stile ironico e gustoso, lieve ma affilato, ci presenta pagina dopo pagina (633 per l’esattezza) una serie di personaggi di una piccola comunità ebraica della diaspora, proveniente dalla Polonia. C’è Boris Makaver uomo d’affari non colto ma amante della Torah; c’è la figlia Anna diseredata dal padre non appena scopre che ha lasciato il secondo marito Stanislaw Luria per fuggire in Florida con il suo ex precettore; c’è il primo marito un attore di teatro yiddish Yasha Kotik, che ha fatto una certa fortuna a Broadway; c’è Hertz Dovid Grein, un tempo suo precettore, uomo di intelligenza superiore smarritosi tra i misteri della fede.
La storia di Anna e Grein si svolge in mezzo alle storie di tanti ebrei arrivati in America dalla guerra in una New York, alla fine degli anni Quaranta che è allo stesso tempo un rifugio e una prigione. Vi si trovano così storie individuali, caratterizzazione di tipi psicologici e sociologici, elaborazioni di tradizioni e forme culturali nelle tematiche care di Singer cioè l’identità ebraica, lo scontro tra tradizione e modernità, Dio e la Shoah, il significato della religiosità ebraica, la sindrome dell’abbandono, cioè la convinzione, davanti alle macerie della storia, di essere stati abbandonati. Anche se è proprio nel ritorno a Dio, nell’ancora del sacro, che Hertz Green trova la salvezza alle contraddizioni dell’esistenza. Tutte storie raccontate attraverso una scrittura di straordinaria potenza espressiva, di inarrivabili dialoghi tra i personaggi, nel dettaglio doloroso di ritratti psicologici compositi, dove la memoria delle atrocità di ieri si scontra con il bisogno quasi assoluto di oblio del presente con una sfiancante ricerca di quel Dio degli ebrei. Le carnali seduzioni della sfrenata modernità americana che tentano di convivere con la religiosità comunque radicata di ebrei sfuggiti allo sterminio, approdati in un’America che non è esattamente la terra promessa e che li porta a una sorta di deriva esistenziale.
Nel microcosmo di una famiglia e di una cerchia di conoscenze e amicizie, descrive in modo incomparabile moti dell’animo, passioni, tradimenti, fedeltà rinnovate, desideri, disillusioni, ricerca, fede, necessità di credere, nonostante tutto, a ciò che altri prima di noi hanno creduto. C’è l’amore passionale e quello filiale, l’importanza delle relazioni, l’eternità delle generazioni incarnata nei figli, l’affetto nei confronti dei propri cari, i sacrifici fatti in loro nome. Ognuno degli straordinari personaggi descritti è alla ricerca di se stesso, di un sé autentico perduto per sempre tra le ombre sul fiume Hudson.
Un libro imperdibile corale, polifonico, potente e scritto meravigliosamente che all’interno della linea narrativa principale, nasconde molti altri libri.
Ombre sullo Hudson
di Isaac Singer
Adelphi
24 euro