Cuneo – L’Azienda Ospedaliera S. Croce e Carle di Cuneo ha ricevuto la certificazione dell’ESGO (European Society of Gynaecology Oncology) che la identifica come centro di riferimento accreditato per la cura del tumore ovarico avanzato. Il percorso per l’accreditamento ha previsto la disamina dei casi trattati negli ultimi 3 anni, dall’équipe diretta da Andrea Puppo, nei due anni di direzione della struttura complessa Ginecologia e Ostetricia dell’Hub cuneese e nella precedente esperienza.
La certificazione, privilegio finora riservato a soli sei centri italiani, testimonia il grande impegno di tutto il gruppo gineco-oncologico, forte in primis della collaborazione con le altre strutture del S. Croce e Carle, sia all’interno della Dipartimento Chirurgico (Chirurgia generale e Urologia) sia negli altri settori impegnati nelle cure oncologiche (Radioterapia e Oncologia medica). Di particolare rilevanza il lavoro fatto con la Struttura complessa Anatomia Patologica diretta da Giulio Fraternali Orcioni, che proprio sullo studio delle masse ovariche ha elaborato nuovi percorsi diagnostici per ottenere risposte sempre più dettagliate e in tempi rapidi, per consentire un più veloce accesso alle cure per le pazienti affette da questa complessa malattia.
“La cura del carcinoma ovarico risulta complessa – spiega il dottor Puppo – poiché non esistono sistemi per la diagnosi precoce e la maggior parte dei casi sono diagnosticati già in fase avanzata, vale a dire con noduli neoplastici diffusi in tutti i quadranti addominali. La terapia chirurgica rappresenta, pertanto, il momento terapeutico determinante, e richiede competenze chirurgiche avanzate, spesso in team multidisciplinare”. Al S. Croce la metà dei casi viene trattata con tecniche mini-invasive (laparoscopia) consentendo degenze più rapide, miglior controllo del dolore e precoce inizio della chemioterapia quando necessaria.
Insieme agli anestesisti diretti da Giuseppe Coletta i casi vengono affrontati secondo le indicazioni del protocollo ERAS, altro fiore all’occhiello del nosocomio cuneese, che attraverso un’oculata gestione perioperatoria fondata su principi moderni, consente ottime performance e recupero rapido anche in pazienti complessi.
Conclude Puppo: “Sono più di 50 i carcinomi ovarici trattati nel 2020 a Cuneo, ma ci aspettiamo a breve un’ulteriore crescita, anche forti delle virtuose collaborazioni con l’AslCn1 e AslCn2 e del richiamo di casi da altre aree del Piemonte o da fuori regione”.