Busca – Si è concluso al tribunale di Cuneo il processo a M.E. 46enne buschese, accusato di danneggiamento, minaccia e porto abusivo di armi ai danni di una famiglia che da tanti anni viveva proprio davanti a casa sua e con la quale i rapporti erano sempre stati normali. A partire dal 2018 però l’uomo cominciò a compiere una serie ripetuta di azioni che spaventarono i tre componenti della famiglia, madre, padre e una figlia cui si aggiunse anche il convivente di questa, tanto da spaventarli e indurli a denunciare il vicino.
“Con la pistola distrusse il citofono di casa e il rilevatore di temperatura che avevo appeso sul muro esterno – aveva raccontato in aula il padre, costituito parte civile in giudizio con moglie e figlia -. Aveva fatto 800 euro di danni ma lui negò di essere il responsabile “.
In realtà l’uomo aveva fatto installare anni addietro le telecamere sul cancello esterno e tutte le azioni del vicino erano state riprese, come quando in piena notte si avvicinava al cancello e lanciava petardi nel loro giardino, “nelle immagini non c’è l’audio – aveva riferito il convivente della figlia – ma si vede la nuvola di fumo e poi noi avevamo trovato le micce esplose”.
Grave lo stato di ansia provocato alla giovane ragazza che fu minacciata con la pistola ad aria compressa, una sera che tornava a casa insieme ad un conoscente. Al padre aveva detto di stare attento alla ragazza perché ‘era giovane’, una frase che aveva destato preoccupazione nei componenti della famiglia tanto da indurre il convivente a non far mai rientrare la propria fidanzata a casa da sola.
Visitato da uno psichiatra, all’uomo era stato riscontrato un vizio parziale di mente, non grave da impedirgli di stare in giudizio. Al termine dell’istruttoria l’accusa aveva chiesto una condanna ad un anno e sei mesi di reclusione, diminuita ad un anno per la scemata capacità di intendere e volere, con l’applicazione di una misura di sicurezza.
Il giudice ha accolto le richieste dell’accusa e condannato l’uomo ad 8 mesi di libertà controllata per il danneggiamento e le minacce, applicando la misura della libertà vigilata di un anno con l’obbligo di sottoporsi ad un percorso terapeutico presso il Centro di igiene mentale; per ognuna della parti civili costituite in giudizio è stata poi riconosciuta una provvisionale di 1.000 euro per un risarcimento da stabilire in giudizio civile.