Il teatro degli Intronauti ripercorre le tappe della sua attività sul palcoscenico. Il nome della compagnia definisce “un gruppo di attori che si propone di fare un viaggio nell’interiorità delle persone, per ridare senso e dignità sociale a storie di vita emarginate e piegate dalla sofferenza emozionale”.
A parlare è Vanni Castella, uno dei fondatori, attivo nella redazione dei testi e sul palco. Un teatro sociale dove le preoccupazioni accademiche, passano in secondo piano a favore di una partecipazione emotiva dell’attore.
La genesi dei testi vede la cooperazione di più mani stabilendo nella relazionalità una delle costanti per la maturazione delle idee. Anche nel passaggio dalla carta al palco sopravvive questa collegialità che non è definita “autarchia” poiché lo spettacolo è il risultato di una serie di attività collaterali dove ognuno mette a frutto le proprie competenze: “gran parte del teatro è ciò che avviene subito prima che si apra il sipario”.
Il teatro degli Intronauti si dispone ad essere anche terapeutico. Alcuni degli attori vengono da situazioni di disagio emozionale che sul palco è vinto in quanto “fa affiorare il bello e il brutto che c’è in ognuno di noi”. È la dimensione “maieutica” di cui vive la rappresentazione.
Le luci e le ombre trasfigurano gli attori stessi. I loro gesti si caricano di valenza simbolica in quanto sono investiti delle emozioni vissute da loro stessi. Allo stesso tempo sono in dialogo con lo spazio in cui la recita prende forma.
Intronauti. Voci da un teatro fuori scena
a cura di Paolo Balmas
14 euro