“Una strana storia di follia collettiva” si lascia sfuggire il narratore a poche pagine dalla fine di questo thriller scritto con penna fine per disegnare sottilmente i contorni di una vicenda altrimenti complicata.
Ed è ancora il narratore che nell’ultimo capitolo, prima dell’epilogo, imbastisce una mano di poker col lettore per fargli capire quanto lui abbia saputo tenere ben salde le redini dell’attenzione fin dall’inizio quando precipita il lettore nell’azione quasi facendo percepire l’ansimare di Angelo.
Una donna, Beatrix Veyret, è scomparsa e un montanaro Angelo ne ha trovato il corpo. Ha però un comportamento misterioso: torna più volte sul luogo del ritrovamento, scava forse per disseppellire il cadavere, progetta di spostarlo altrove, farlo sparire agli occhi di tutti. È un uomo cui “stanno appresso le sue ansie”, capiremo solo più avanti quanto importante sia questa annotazione. Si comporta in modo strano anche chi denuncia la scomparsa della donna, il fratello François, che vive in Belgio da vent’anni.
L’autore non concede nulla al lettore. Infittisce il mistero con particolari, ma non ne fornisce chiavi di lettura. Quello di Beatrix è un cadavere che rimane “invisibile”. Lo si intuisce sotto le foglie spostate con frenesia, nel furto del gioiello, nelle telefonate del fratello. La sua presenza è però opprimente. Sconvolge l’animo di Angelo diventa il cuore di un thriller psicologico che lascia le indagini alla seconda parte quando entra in scena il commissario Gianna Altamura, arrivata in Val Meridiana da Cuneo. Allora prende forma il piano perverso che ha mosso l’intreccio di personaggi anche se ancora una volta, e non è l’ultima, l’autore sa rimettere in moto il mistero prima della classica scena finale dove, nella migliore tradizione del giallo, è il commissario a tirare le fila, a spiegare tutto. O almeno così sembra perché c’è ancora una mano di poker da giocare col narratore.
Meridiana
di Marco Emanuele Pollano
Giovane Holden
15 euro