Sinhàl
Me pauso, moun enfan, soubre l’issàrt
de la mountagno, li legn pouderous
qu’al caus aviés coupà: n’en fau ma crous
dreissà ici-amoun, enté la séo despart
lou monde en dui: i-a l’oumbro e i-à lou quiar,
i-à ubac e adréch, li champ de l’ome e i vrous
sarvage. Pauso, aqui, n ‘en fau ma crous
dreissa ici-amoun, signal entre doues part.
Me pauso, moun enfan, sus la bruèro
i legn boussù: quouro la calabruno, me charjou de ma crous, vau dins la nièro
nuéch, sus lou fil peiroùs de la barriero,
perqué jamai souto souléi, nì luno ié sibi pus adréch, ni ubàc sus terro.
Segnale
Figlio mio, posa per me sopra l’alto pianoro
della montagna i due tronchi robusti
che avevi tagliato al piede: ne faccio la mia croce
issata quassù, dove la displuviale separa
il mondo in due parti: c’è l’ombra e c’è la luce,
c’è versante a notte e a giorno, i campi degli uomini
e gli ontani selvatici. Posali qui, ne faccio, la mia croce
drizzata quassù, segno santo fra le due parti.
Figlio mio, posami sull’erica
i tronchi nodosi: quando il giorno imbrunisce
mi carico della croce, vado nella nera notte,
lungo il filo pietroso della cresta,
perché mai più, sotto sole o luna,
ci sia versante a giorno o a notte sulla terra.
Da questi versi di Sergio Arneodo partono le opere di quattro artisti amici del poeta provenziale per dare vita a “Sus la bruèro – Sull’erica – Infinite costellazioni”. Il cuneese Cesare Botto trae ispirazione per nuovi quadri di ordinati e cromatici astrattismi; Roberto De Siena pone nuove sfide nella ricerca espressiva; Arturo Rosso da studioso e linguista, esalta nel legno i miti santificali della cultura popolare; Francesco Segreti rafforza la commistione delle tecniche per stilizzazioni contemporanee tra materia e delicati cromatismi.
Quattro diversi modi di raccontare una tensione all’infinito espressa da unm padre che sul cuscino dell’erica montana rosa-violetto, posa come eredità ai figli i fondamentali principi ideali tra quotidiano e distacco dal mondo, affinché non ci sia più versante al sole e versante a notte sulla terra.
Cesare Botto lo fa con la sua arte informale, con i suoi colori, componendo e ricostruendo con impeto gestuale e spontaneo, forme inedite dai toni accesi, vibranti, sostenute da energiche spatolate nere. La sua pittura la conosciamo bene e ammiriamo da anni la sua carica espressiva ben visibile e anche palapabile nelle sue pennellate di colore, di segno, e di simboli, con emblemi allusivi sempre in rapporto all’ambiente, alla materia, alla luce, nelle sue linee sovrapposte di diverso spessore che esprimono a seconda dei colori stati d’animo di malinconia, di tristezza e di rifiuto, ma anche colori accesi e vivaci, che indicano speranza e voglia di vivere. Roberto De Siena, che è anche musicista dedito alla riscoperta di musiche antiche per poterle rielaborare in chiave moderna, lo fa con uno sguardo da artista a tutto tondo in diverse discipline. Arturo Rosso lo fa da esperto della lingua “mettendo” le parole nel legno e il lucchese Francesco Segreti nell’alchimia di colori e forme con la natura costante riferimento sia nelle sue forme originarie che nelle più complesse trasformazioni che creano una mescolanza e una contaminazione di materiali e i colori forniscono una personale chiave di lettura del rapporto uomo-natura.
La mostra “Sus la bruèro – Sull’erica – Infinite costellazioni” viene inaugurata domenica 11 luglio con il Roumiage de l’Adoulourado ed è visitabile al Centro Documentazione di Sancto Lucio de Coumboscuro fino al 10 ottobre. Per info e prenotazioni della visita: 0171.98707 o info@coumboscuro.org.