Cuneo – “Ci vogliono far credere che è già tutto deciso per il nuovo ospedale di Cuneo e che sarà l’area del Carle ma non è vero, non è così”. È il ritornello della serata organizzata dal gruppo “Al Santa Croce si può” ieri sera, giovedì 1 luglio, alla Chiocciola degli Angeli. Lo dicono prima i consiglieri comunali del gruppo Cuneo per i Beni Comuni di Ugo Sturlese e Luciana Toselli, poi l’architetto Angelo Bodino, e gli ambientalisti Domenico Sanino e Bruno Piacenza protagonisti della serata di presentazione di “Un ospedale aperto in una città aperta e al Carle i servizi socio sanitari e territoriali” mostrando anche i disegni e i video della progettazione anche del Carle dopo quella già presentata precedentemente del Santa Croce.
Un centinaio i partecipanti e tra il pubblico il sindaco di Boves e coordinatore di Forza Italia, Maurizio Paoletti, e l’ex primario ed ex senatore Quntino Cartia.
L’altro ritornello è appunto “Non molliamo, perché l’ospedale al Santa Croce si può fare e si deve fare” e a dare manforte all’idea progettuale sono le 3.000 firme già raccolte per la petizione “Al Santa Croce si può” e alcuni passaggi che Sturlese e Bodino sottolineano a più riprese.
“L’ospedale al Santa Croce già c’è – dice Sturlese – accessibile da tutti, senza sprecare nuovo territorio e con la possibilità di portare a termine l’opera in sei anni, come richiesto dai finanziamenti europei che non ci sono ancora ma che in questo caso sarebbe possibile avere. Mentre a disposizione ci sono i 33,8 milioni di euro già destinati dalla legge finanziaria 2019 alla sede in centro città per l’adeguamento antincendio e antisismico, che altrimenti potrebbero andare sprecati”.
“Il cantiere al Santa Croce si può senza interferire con l’esistente – spiega Angelo Bodino che con Michele Nasetta ha curato le suggestioni sia per il nuovo Santa Cr0ce che per il nuovo Carle – e al Carle si recuperano spazi e verde riducendo la volumetria esistente da 25.000 mq a 10.000 più che sufficienti per il nuovo polo socio-sanitario che dovrebbe sorgere lì, che era nato come sanatorio per l’aria buona e salubre che è quella che dobbiamo conservare senza colate di cemento”.
“Cuneo ha bisogno di una Comunità della salute – ha ribadito Luciana Toselli – con strutture che consentano continuità assistenziale per il dopo ospedale hub. Cuneo non ne è dotato e la pandemia ci ha insegnato quanto sarebbe importante una nuova idea di cura”.