A differenza di altri libri sulla montagna, questo non va alla ricerca di tradizioni. I soggetti dei racconti vengono dalle cronache: “non vi è la benché minima pretesa di voler ricostruire con taglio scientifico le dinamiche socio-antropologiche diffuse negli ambienti alpini dei secoli scorsi”, dice l’autore.
Un fondamento stabile è nelle pagine dei giornali del tempo che offrono argomento a penna e a fantasia per ricamare vivaci quadri di vita quotidiana. Difficile trovare fatti che abbiano un’eco al di là dei confini della valle in cui sono ambientati.
Non c’è un personaggio che prevalga sull’ambiente. Tutti sono parte di una natura la cui vita scorre lenta. Sempre sono calati nel contesto quotidiano dove il gesto compiuto, come spalar neve, pascolare il bestiame, fare il fieno, non vuol essere testimonianza del passato. Tutti i racconti vivono del presente in cui sono narrati. Sono la registrazione di una vita fatta di azioni ripetute che talora si scontrano con un destino avaro, ma più spesso convivono con l’ambiente in simbiosi.
Una montagna “nobile e mai ferma”. Dura da vivere e non solo per le fatiche dei lavori. Si registrano valanghe cui l’uomo però non risponde mai imprecando, ma tirandosi su le maniche. Lo stesso vale per l’incendio di Pratolungo del 1890 o lo sciopero delle operaie al setificio di Paesana. In ogni occasione è una gara di solidarietà del paese coinvolto
Ritratti alpini
di Gabriele Gallo
Catartica
14 euro