Cuneo – Si era introdotto in un appartamento di via Ghedini e aveva sottratto circa 17.000 euro di preziosi, per lo più gioielli, oltre a una pelliccia, una macchina fotografica e del contante. Era fine ottobre del 2019 e quando la proprietaria dell’appartamento tornò a casa si accorse che la porta era stata forzata e chiamò subito i Carabinieri.
I militari notarono delle tracce di sangue sia sulle due serrature della porta d’ingresso che su un mobile all’interno della casa. Repertarono le tracce e le spedirono ai Ris di Parma che, dopo aver analizzato la traccia più rilevante, che era quella sul mobile, notarono che era praticamente identica a quella di un ignoto che avevano su un altro fascicolo. “Successivamente inserimmo i nostri risultati sul database nazionale del Ministero degli Interni – ha riferito il carabiniere in forza ai Ris di Parma – e riscontrammo una sovrapposizione molto alta, 19 marcatori su 22, con il tampone salivare di A. G. cittadino georgiano detenuto al carcere di Poggioreale. Quel dato rappresenta una percentuale altissima”.
L’uomo è stato quindi imputato di furto aggravato; nel suo casellario c’erano già molti precedenti, 7 condanne passate in giudicato per reati contro il patrimonio e per questo motivo il pubblico ministero, riconoscendolo delinquente abituale e professionale, ne ha chiesto la condanna a 3 anni e 800 euro di multa.
La difesa ha contestato il fatto che fosse stata analizzata solo la macchia sul mobile, senza il necessario riscontro di quelle trovate sulle serrature e ha contestato anche la quantificazione del danno, calcolato solo in base alle dichiarazioni della parte offesa e per questo ha chiesto l’assoluzione per il mancato raggiungimento della prova. Una prova di colpevolezza che invece per il giudice era stata ampiamente raggiunta, tanto da condannare l’imputato, definito in sentenza delinquente abituale, alla pena di 8 anni 4 mesi e 2.000 euro di multa.