Cuneo – È iniziata al tribunale di Cuneo la lunga serie di testimonianze del processo “Nero Wolf” sul traffico illegale di cuccioli di cane provenienti da un allevamento in Ungheria e fatti entrare illegalmente in Italia senza la necessaria documentazione anagrafica e sanitaria.
Gli imputati sono D. M., proprietario dell’allevamento ungherese, e B.C., il cuneese che in un capannone di San Pietro del Gallo vendeva cuccioli di cane di varie razze. Nei suoi confronti, oltre all’accusa di traffico illecito, sono contestati l’esercizio abusivo della professione, la frode in commercio e il riciclaggio.
L’inchiesta era partita dalla denuncia di alcuni acquirenti che lamentavano le cattive condizioni di salute dei cuccioli acquistati. Dalle indagini sarebbe emerso che per alcuni cuccioli di bulldog francese, chow chow, e cavalier king non c’era riscontro genetico con le presunte madri presenti in allevamento. A casa dell’uomo gli inquirenti hanno trovato alcune schede anagrafiche ancora non compilate, ma con la firma del veterinario che, implicato nell’inchiesta, ha scelto di patteggiare la pena. Nel suo studio gli inquirenti avevano trovato oltre 167 schede identificative associate all’allevamento di C.B.
La segretaria dello studio veterinario ha riferito di aver visto più volte l’imputato prelevare le siringhe per l’inserimento del microchip, operazione che dovrebbe eseguire il veterinario.
In aula hanno cominciato a testimoniare i proprietari dei cani provenienti dall’allevamento di San Pietro del Gallo di C.B.
Tutti i testi hanno riferito di aver pagato in contanti senza aver ricevuto alcuna fattura, 500 o 600 euro a seconda della razza. A quelli che chiedevano di poter vedere i genitori, l’uomo rispondeva che al momento non erano presenti in allevamento, che i cuccioli erano di razza, ma senza pedigree.
Alcuni avevano trovato l’annuncio di vendita dei cuccioli sul sito Subito.it, altri attraverso amici che avevano già comprato dei cani in quell’allevamento. Due acquirenti abitavano a Dronero e scoprirono solo dopo l’acquisto di aver comprato il loro cucciolo di cavalier king da B.C. “L’allevatore mi disse che erano due fratelli , maschio e femmina – ha raccontato uno dei due acquirenti -, ma quando quando venimmo convocati dai Carabinieri abbiamo scoperto che le loro date di nascita erano diverse”.
Un altro teste ha riferito di aver firmato in bianco la scheda anagrafica, ma di non averla mai ricevuta. A una signora che aveva acquistato un bulldog francese e che voleva sapere chi fossero i genitori, l’imputato inviò tramite Whatsapp la foto di un maschio e disse che la madre era morta.
Dei 167 proprietari di cani, l’accusa ha chiesto di poter sentire i 42 acquirenti di cuccioli a cui era stato prelevato il pelo per l’effettuazione del test genetico. Altri dieci testi verranno sentiti all’udienza del 28 ottobre.