Cuneo – È nella provincia di Cuneo, oltre che in quella di Torino, che si concentra principalmente a livello regionale la transumanza, antica pratica che consiste nella migrazione stagionale del bestiame, proclamata nel dicembre 2019 patrimonio culturale immateriale dell’umanità dall’Unesco, a conferma del valore sociale, economico, storico e ambientale della pastorizia. La transumanza piemontese coinvolge 300.000 animali tra bovini, ovini e caprini, circa 2.000 famiglie e un totale di 4.000 addetti, tra cui molti giovani.
“Un dato importante – rimarca Coldiretti Cuneo -, in un’ottica futura di mantenimento della tutela del territorio, di cura delle nostre terre alte, di salvaguardia della biodiversità e di valorizzazione di una produzione lattiero-casearia di eccellenza, che coinvolge, oltre alle aziende che praticano la transumanza, quelle che vivono e presidiano la montagna tutto l’anno”.
Per questo Coldiretti chiede da tempo alla Regione di rivedere con coraggio le impostazioni del Piano di sviluppo rurale (Psr), correggendo il mancato incremento dei fondi a supporto dei produttori montani, attraverso la misura dell’indennità compensativa per quanto riguarda l’annualità 2020, che si aggiunge ai tagli già pesanti delle annualità 2018 e 2019.
Nelle nostre vallate naturalmente non si sono mai raggiunti questi numeri. Per tradizione, la monticazione avviene tutti gli anni intorno al giorno di San Giovanni (24 giugno), mentre la demonticazione, condizioni meteorologiche permettendo, si svolge intorno a San Michele (29 settembre). È ben impresso nella mente dei meno giovani il ricordo del fragoroso scampanio notturno delle mandrie di mucche che attraversavano i paesi di fondovalle per recarsi agli alpeggi. Oggi, per motivi di traffico e di pulizia delle strade, gli spostamenti avvengono per lo più con appositi autotreni. Ma è rimasta intatta la tradizione di intere famiglie che partecipano all’evento della salita ai moderni “gias”.