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Domenica 22 dicembre 2024

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La finta promozione dei vini piemontesi in Cina con i fondi europei, nei guai due imprenditori

Le Fiamme Gialle di Bra hanno però scoperto che i soldi, 170 mila euro, sono stati presi, ma la promozione mai fatta

La Guida - La finta promozione dei vini piemontesi in Cina con i fondi europei, nei guai due imprenditori

Cuneo – Avrebbero dovuto promuovere vini del territorio piemontese in Oriente, in particolare in Cina ed in altri Paesi del sud est asiatico, pagando la promozione con cospicui contributi europei. Le Fiamme Gialle di Bra hanno però scoperto che i soldi, 170 mila euro, sono stati presi, ma la promozione mai fatta. E non solo ma tra il soggetto fornitore della promozione, l’impresa capofila dell’Ati e un’altra impresa ad essa collegata vi è stato un parallelo “giro” di fatture per operazioni inesistenti emesse per altre prestazioni, estranee al progetto finanziato, utilizzato per effettuare una sorta di compensazione tra il fornitore di servizi promozionali e la capofila per spartirsi equamente il contributo europeo indebitamente conseguito. Nei guai sono finiti due soggetti denunciati alle competenti Autorità Giudiziarie, con segnalazione alla Procura della Corte dei Conti del Piemonte, per il danno erariale conseguente all’indebito conseguimento dei contributi europei. Oltre a ireati di carattere tributario, viene contestat una “Truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche ai danni dell’Unione Europea”.
L’Ati nel 2015 aveva presentato alla Regione Piemonte un progetto per attività promozionali, riguardanti noti vini piemontesi in Cina, grazie al quale, a seguito della sua ammissibilità, ha potuto accedere ad un contributo di 170 mila euro pari al 50% delle spese asseritamente sostenute (circa 340 mila euro). Per perseguire gli obiettivi promozionali previsti dal progetto finanziato,  ha documentato gran parte delle spese ammissibili, con fatture emesse da un unico soggetto fornitore di servizi promozionali. La complessa attività di polizia giudiziaria, basata anche su perquisizioni e sequestri e supportata dall’intervento di ausiliari di polizia giudiziaria sia informatici che esperti della lingua cinese, ha consentito di appurare che in realtà l’attività di promozione dei vini in Cina non è mai stata eseguita.

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