Lagnasco – Il suo amico che aveva un regolare permesso di soggiorno gli aveva prestato i suoi documenti per trovare un lavoro e con quella carta d’identità e quel permesso di soggiorno A. D., proveniente dal Ghana, aveva effettivamente trovato lavoro in un’azienda agricola per la raccolta della frutta. Il datore di lavoro aveva portato quei documenti alla Coldiretti e qui era stato registrato il contratto di lavoro. Quegli stessi documenti servirono anche ad avere secondo lavoro presso un’altra azienda agricola della zona e un letto presso la Caritas. Erano in effetti documenti validi e nessuno si era messo a fare raffronti tra il ragazzo in foto e quello in carne e ossa che li esibiva: nessuno a eccezione dei Carabinieri, che un giorno d’estate del 2019, facendo controlli di routine, chiesero al ragazzo di esibire i documenti e quello, senza pensarci, mostrò uno dei contratti di lavoro in cui appariva la foto del documento del suo amico. “Non si somigliavano né fisicamente né per età – ha riferito in aula il Carabiniere che eseguì il controllo – e così gli chiedemmo di seguirci in caserma”.
Qui A. D. consegnò il suo vero documento, rivelando quindi la sostituzione di persona, reato per il quale è stato rinviato a giudizio insieme all’accusa di false attestazioni a pubblico ufficiale. Con lui, in un procedimento che si è già chiuso con l’assoluzione, era stato rinviato a giudizio anche il datore di lavoro che lo aveva assunto utilizzando quel documento. All’imprenditore era stato contestato di aver assunto un immigrato irregolare, ma dall’istruttoria era emersa la sua buona fede. Per A. D. invece l’accusa ha chiesto la condanna a un anno di reclusione e la difesa l’assoluzione, in considerazione del fatto di lieve entità e della scarsa conoscenza della lingua italiana. Il giudice ha condannato A. D. a nove mesi e al pagamento delle spese processuali.