Cuneo – Il loro coinvolgimento diretto doveva rappresentare una svolta nella campagna vaccinale, invece, i risultati a lungo auspicati stentano ad arrivare. Dopo aver in larga maggioranza risposto all’appello lanciato dalla Regione, prestandosi ad effettuare nei propri studi le vaccinazioni anti Covid, i medici di famiglia cominciano adesso a fare un passo indietro, nell’interesse dei propri assistiti. Scarsa è, infatti, la disponibilità di dosi a loro disposizione ed i loro assistiti finiscono con l’essere costretti a lunghe attese, mentre i coetanei che fanno riferimento ai centri vaccinali del territorio vengono immunizzati più rapidamente.
Viste le complesse modalità di conservazione richieste dai vaccini Pfizer e Moderna, negli studi medici possono essere somministrati solo Johnson&Johnson, che arriva col contagocce, e AstraZeneca, con le relative restrizioni e spesso non gradito ai pazienti per timore di effetti collaterali pesanti.
Inoltre, i pazienti dei medici vaccinatori figurano solo sul portale a disposizione della Medicina Generale, e non sul sistema informatico dell’ASL, sicché non vengono convocati per l’immunizzazione.
Alle difficoltà organizzative e burocratiche che somministrare i vaccini negli studi medici comporta, con la necessità di disporre di personale infermieristico e amministrativo apposito, si aggiunge poi il compenso irrisorio corrisposto ai medici di famiglia: 6 euro a immunizzazione. Senza contare che le vaccinazioni vanno a sommarsi alla normale attività di assistenza medica e di gestione del Covid.
Risultato: molti dei medici che in un primo tempo si erano dati disponibili, ora rinunciano a collaborare alla campagna vaccinale.