Vicoforte Mondovì – “La morte della signora Viviane Babando era prevedibile ed evitabile dal conducente?”. È questa la domanda da cui è partita la requisitoria del pubblico ministero Francesca Lombardi al termine dell’istruttoria del processo relativo alla morte della professoressa in pensione, investita mentre usciva dal ristorante Rio de la Plata il 21 settembre 2018 dopo aver cenato con la figlia. L’imputato, H. Z., 26enne accusato di omicidio stradale, con l’aggravante di essere risultato positivo ai cannabinoidi, viaggiava in auto con il cugino, a una una velocità di 70 km/h, su un tratto rettilineo della strada che da San Michele Mondovì porta a Vicoforte. “Non avevo auto avanti o dietro – ha detto in aula l’imputato -, avevo gli abbaglianti accesi, vedevo le auto parcheggiate su entrambi i lati della strada all’altezza del ristorante e la donna è sbucata all’improvviso. Ho sterzato tutto a sinistra ma lei ha fatto un passo in avanti. Se fosse stata ferma non l’avrei colpita”. “In quel tratto di strada il limite di velocità è di 50 km/h – ha ribadito l’accusa – e le numerose auto parcheggiate rendevano assolutamente prevedibile che potessero affacciarsi persone a piedi o in auto a quell’ora dal ristorante e nessun elemento porta a ritenere che siano avvenuti gesti eccezionali tali da interrompere il nesso di causalità tra la condotta di guida dell’imputato e la morte della signora. La concentrazione di cannabinoidi rilevata nel sangue è compatibile con un’assunzione circa tre ore prima dell’incidente”. L’accusa ha anche ricordato che solo un anno prima l’uomo era stato deferito all’autorità giudiziaria per guida sotto l’effetto di sostanze e al termine della sua arringa ha chiesto la condanna dell’imputato a otto anni di reclusione. Una conclusione a cui si è associata la parte civile costituita in giudizio il cui avvocato ha sottolineato che se la velocità fosse stata più contenuta, il conducente avrebbe potuto vedere la signora e che non è stato provato avesse iniziato ad attraversare la strada”. Secondo la parte civile, l’alterazione dovuta l’assunzione di stupefacenti nell’arco di tre-quattro ore prima dell’incidente in quella determinata concentrazione è compatibile con l’alterazione psicofisica dell’imputato. La difesa ha invece chiesto di poter considerare un concorso di colpa da parte della signora: “Se avesse prestato più attenzione si sarebbe potuto evitare l’incidente e se davvero fosse stata a bordo strada sarebbe stata rimbalzata sulle auto in sosta, mentre è verosimile che stesse già attraversando in senso longitudinale”. Per questo ne ha chiesto l’assoluzione e in subordine una pena contenuta, considerando il risarcimento agli eredi e il concorso di colpa della vittima nell’incidente. Il giudice ha rinviato l’udienza al 29 giugno per le repliche e per la sentenza.