Cuneo – “Il periodo che stiamo vivendo richiede confronto e scambio di idee. Anche la Chiesa sente la sollecitazione dei grandi interrogativi che la pandemia ha innescato ed è convinta di poter contribuire alla ripresa della vita sociale offrendo risorse di speranza, ma per fare questo deve rinnovarsi sul piano delle proprie strutture e delle mentalità. Perciò a 23 anni dalla conclusione del quarto Sinodo diocesano di Cuneo e dell’undicesimo Sinodo diocesano di Fossano, ho pensato di convocare un Sinodo diocesano che coinvolge entrambe le diocesi, incamminate verso l’unificazione. Si vuole ripensare in radice la presenza della comunità cristiana sul territorio, alla luce del cambiamento d’epoca che stiamo attraversando”. Con queste parole mons. Piero Delbosco, vescovo di Cuneo e di Fossano, spiega perché ha convocato il Sinodo che inizierà con l’indizione venerdì 28 maggio alle 20 nella Cattedrale di Cuneo alla presenza di 106 delegati sinodali, rappresentati di tutta la Chiesa di Cuneo e di Fossano.
Il cammino sinodale vedrà l’ascolto di tante voci di singoli e di comunità su quattro grandi temi: i cambiamenti epocali, l’organizzazione parrocchiale, la fede, la figura del prete. “Proprio l’ascolto di tante voci tiene aperto il percorso anche su nuovi temi che potranno essere ritenuti particolarmente attuali ed urgenti – prosegue Mons. Delbosco -. Il momento culminante sarà costituito da assemblee plenarie rappresentative di tutti i fedeli, chierici e laici. In questi mesi ci confronteremo per proporre percorsi nuovi, che aiutino i cristiani e le loro comunità ad essere soggetti di umanizzazione nell’epoca contemporanea”.
Durante la conferenza stampa tenuta oggi, giovedì 20 maggio (clicca qui), nel Seminario vescovile di Cuneo insieme a mons. Delbosco i membri della Segreteria don Pierangelo Chiaramello, don Giuseppe Pellegrino, Patrizia Degioanni e Paola Dutto hanno spiegato che il Sinodo intende suscitare un nuovo interesse per la Chiesa locale, nuova passione ed entusiasmo, voglia di credere ancora o almeno di prendere sul serio la fede. Su questa base di speranza e di dialogo tra fedeli e pastori, sarà più facile procedere per il Vescovo nelle decisioni pastorali che sono da prendere. In particolare, sarà più facile mettere insieme le risorse umane e le istituzioni ecclesiali, creare un’unica diocesi di Cuneo e Fossano. Sul territorio sarà più facile realizzare delle unità pastorali vive, che possano animare la vita cristiana: le liturgie, la trasmissione della fede, la testimonianza della carità, la cura del patrimonio culturale ricevuto dalle generazioni passate.
La situazione attuale in cui si trovano le diocesi di Fossano e di Cuneo è caratterizzata dalla frammentazione delle parrocchie rispetto al numero di abitanti. Secondo i dati forniti da don Pierangelo Chiaramello, vicario generale fossanese, nella sua diocesi si contano 33 parrocchie per 42mila abitanti (8 sotto i 300 abitanti; 15 da 300 a 1.000 abitanti; 6 da 1.000 a 3.000 abitanti; 4 oltre i 3000 abitanti). Solamente 12 hanno il parroco residente. La diocesi di Cuneo ha 82 parrocchie per 115mila abitanti (28 sotto i 300 abitanti, di cui 9 con meno di 50 abitanti; 21 da 300 a 1.000 abitanti; 23 da 1.000 a 3.000 abitanti; 10 oltre 3.000 abitanti). Solamente 35 hanno il parroco residente. Le due diocesi di Cuneo e Fossano, nel loro insieme, contano 118 preti residenti e incardinati in diocesi (escludendo i religiosi), di cui 52 sono parroci in carica (le parrocchie delle due diocesi sono 115): 28 hanno più di 80 anni, 38 hanno tra 71 e 80 anni, 19 hanno tra 61 e 70 anni, 12 hanno tra 51 e 60 anni, 10 hanno tra 41 e 50 anni, 11 hanno tra 28 e 40 anni. Attualmente oltre la metà dei preti (66 su 118) ha più di 70 anni. “Le prospettive di un ulteriore drastico ridimensionamento del clero nei prossimi 5 anni obbligano a rivedere e riorganizzare continuamente la presenza dei preti e dei diaconi nelle zone pastorali – conclude mons. Delbosco -. Spingono le comunità a interrogarsi su come sviluppare collaborazione e corresponsabilità, per essere comunità vere, dinamiche e attive nella trasmissione della fede”.
La preparazione del Sinodo è stata avviata con una fase di ascolto, che ha avuto il suo momento inaugurale domenica 4 ottobre 2020, mediante la proposta di celebrazioni in ogni zona pastorale delle due diocesi. Il Sinodo si concluderà con un libro sinodale scritto dal vescovo e consegnato a tutte le comunità. In esso verranno dati orientamenti per il futuro, recependo il frutto del dialogo avvenuto nelle assemblee.