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Correva l’anno… orgoglio e bellezza del piemontese

Incontro al Teatro di Caraglio con il prof. Sergio Maria Gilardino

La Guida - Correva l’anno… orgoglio e bellezza del piemontese

18 maggio 2009. Una serata a parlare di “La lenga sabauda e so mila an ‘d sivilisassion literaria” su iniziativa  dell’Associazione culturale “Grimelda”.

Relatore ,  il prof. Sergio Maria Gilardino, docente di letteratura comparata all’Università Mc Gill di Montreal,  massimo esperto di lingue e letterature minoritarie, autore del primo dizionario della lingua Walser con 40.000 vocaboli.

Al pubblico arrivato numeroso nel teatro di Caraglio, il prof. Gilardino ha offerto un viaggio affascinante nei mille anni di storia della lingua piemontese, a torto considerata un dialetto di Serie B rispetto alla lingua italiana, dimenticando che l’italiano altro non è che un dialetto “toscano” trasformato in lingua nazionale che, peraltro, non è riuscita a sradicare la pratica di pensare, scrivere e parlare in piemontese.

Era la lingua di tutti personaggi più celebri del Risorgimento: in piemontese si svolse il dibattito parlamentare del 17 marzo 1861 per la proclamazione dell’Unità d’Italia ed in piemontese si parlarono nello storico incontro di Teano, Re Vittorio Emanuele I e Garibaldi.

Con una esposizione mai cattedratica ma chiara e discorsiva “suma sì per ciaciarè  ‘d nostra lenga”,  Sergio Gilardino è partito dalle prime tracce di piemontese attorno all’anno mille per risalire ai Sermoni Subalpini, le sacre rappresentazioni sui sagrati delle chiese e quindi le grandi figure che hanno segnato una storia letteraria che non ha nulla da invidiare ad altre letterature.

L’astigiano Giovan Giorgio Alione e la sua “Operajucunda”, i sentimenti rivoluzionari di Edoardo Ignazio Calvo, la personalità battagliera ed anticonformista di Angelo Brofferio che Re Vittorio manda a prendere in prigione per farsi cantare le sue ballate, il teatro piemontese dei Bersezio e dei Toselli, il giornale “Birichin”, la rivista dei “Brandé”, Pinin Pacot, Nino Costa…

Per arrivare ad oggi ed avvertire l’urgenza e la necessità di riscoprire non più solo a livello di elite, ma di popolo, l’importanza di non perdere il collegamento “vivo” con la lingua piemontese.

“Dobbiamo riprendere a parlarlo coi bambini – ha detto – e far capire che non è la nostra lingua, ma la loro”.

E quando il professore è stato informato che fra pochi giorni ci saranno le elezioni amministrative, ha commentato:”Votate il candidato che si impegna a creare un Biblioteca piemontese”.

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