Vicoforte Mondovì – Al processo per la morte della professoressa in pensione Viviane Babando, investita la sera del 21 settembre 2018 mentre usciva dal locale Rio de la Plata dove aveva cenato con la figlia e di cui è imputato H. Z., cittadino marocchino residente a Mondovì, nel corso dell’ultima udienza hanno parlato i periti nominati dalla difesa. Dal punto di vista della dinamica dell’investimento, il perito ha parlato di tragica fatalità: “La zona aveva un’illuminazione insufficiente e anche se il conducente aveva iniziato a fare una manovra evasiva, il pedone, che usciva da un parcheggio occupato da molte vetture, non ha visto la macchina”. Il perito concordava sul fatto che l’auto dell’imputato viaggiasse a 70km/h, oltre il limite quel in quel punto è di 50 km/h, ma in ogni caso non avrebbe potuto evitare l’incidente: “Nemmeno a 30km/h, con gli abbaglianti che illuminano fino a 10 metri avrebbe potuto evitarlo”. A H. Z., cui in passato era stata revocata la patente per aver provocato un incidente in stato di ebbrezza, e che quella sera stava accompagnando il nipote al lavoro, è contestata anche la guida sotto l’effetto di stupefacenti. In merito a quest’accusa, il perito tossicologo nominato dalla difesa ha concluso che la presenza di cannabinoidi nelle urine non sarebbe indicativo di uno stato di alterazione dal momento che i tessuti adiposi continuano a rilasciare residui fino a 25 giorni dopo l’assunzione. Anche la concentrazione nel sangue, per un valore compreso tra 2 e 10 nanogrammi, indicherebbe la possibilità ma non la certezza di uno stato di alterazione. L’udienza è stata rinviata al 21 maggio per ascoltare l’imputato e per la discussione finale (immagine di repertorio).