È qualcosa di più di un piccolo repertorio di canti religiosi popolari il libro di Giovanni Cerutti. Lo si intuisce dalla stessa struttura tripartita per ogni canto riportato: il testo, con eventuali varianti, la partitura musicale e qualche nota di carattere liturgico o devozionale. Come dire, prendiamo il canto religioso non solo dal punto di vista tecnico esecutivo, ma anche per quel che rappresenta cioè una parte integrante dell’azione liturgica o di altra celebrazione, espressione quindi di una fede.
A questo poi va aggiunto l’aggettivo “popolari” di cui Cerutti dà ragione con un excursus storico, che, seppure rapido, sottolinea la finalità di rendere più attiva la partecipazione del popolo, oggi diremmo l’assemblea. Di qui la scelta del volgare nelle laudi francescane del Trecento per arrivare alle raccolte volute da San Giovanni Bosco: una lunga tradizione che ha avuto nell’enciclica sulla Musica sacra di Pio XII nel 1955 il suo autorevole riconoscimento: “le melodie di questi canti si fissano nella memoria quasi senza sforzo e fatica e nello stesso tempo anche le parole e i concetti si imprimono nella mente”.
Cerutti raccoglie trenta di questi canti, oggi spesso caduti in disuso. Invita a recuperarli nonostante sappia che oggi “sono irrimediabilmente datati nelle parole e nel contenuto”. Non per questo però si devono abbandonare all’oblio. Piuttosto l’autore li considera parte della memoria di un’esperienza di fede passata, di una tradizione che attraverso i secoli arriva all’oggi, che ha accompagnato celebrazioni, processioni e ogni altra manifestazione religiosa.
30 canti religiosi popolari
di Giovanni Cerutti
Primalpe
11 euro