Cuneo – Nella fauna selvatica, tra gli ungulati responsabili di rilevanti danni alle colture agricole vi è il capriolo, il più diffuso tra i rappresentanti della famiglia dei cervidi.
Nella nostra regione (che insieme a Toscana, Emilia-Romagna e Trentino-Alto Adige conta il maggior numero di questi animali), le popolazioni sono in costante espansione. E i danni arrecati alle produzioni agricole e forestali sono ingenti, perché derivano sia dalle abitudini alimentari dei caprioli (brucamento e scortecciamento) sia da quelle comportamentali (sfregamento).
Il capriolo è infatti un brucatore selettivo, pertanto i danni maggiori si registrano sulle piante arbustive e arboree (da legno, da frutto e vite) in particolare a carico dei germogli e di altre parti tenere, con effetti particolarmente gravi quando a essere interessati sono gli apici vegetativi.
Ai danni da “brucatura” si accompagnano quelli dovuti allo scortecciamento, sempre per scopi alimentari, che si fanno più intensi durante il periodo invernale, e allo sfregamento dei palchi, responsabile anch’esso di lesioni della corteccia (fregone). Una calamità per le piante e non solo.